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La rinascita dei Negramaro

Franco Califano, il passato, il presente e il nuovo album che sta nascendo a Berlino: i Negramaro si raccontano. «Sanremo? Ci piacerebbe vincesse un giovane»

“È importante rinascere ogni giorno”, scriveva Pablo Neruda, ed è con questo spirito che i Negramaro si presentano a Sanremo con Ricominciamo tutto, che Giuliano Sangiorgi definisce «un atto di speranza» e «il nostro Interstellar: la sintesi di quello che eravamo, che siamo, e che saremo». «È una canzone piccola che poi diventa grande – continua Sangiorgi – Quello di ricominciare tutto è un atto di speranza, ed è un po’ il nostro segreto di tutti questi anni insieme. Noi proviamo a farlo tutti i giorni perché pensiamo che per stare bene bisogna azzerarsi». È un fiume in piena il frontman dei Negramaro. È visibilmente emozionato di essere di ritorno a Sanremo a quasi vent’anni da quell’apparizione del 2005 con Mentre tutto scorre. In compagnia degli altri cinque componenti del gruppo, Sangiorgi affronta diversi argomenti a partire proprio da quell’esperienza a Sanremo nel 2005. «Quel Sanremo è stato un trauma, per l’orario tardo a cui ci siamo esibiti, per i problemi tecnici, ma in generale per la scarsa attenzione che c’era sui giovani – dice Sangiorgi – Tutto sommato, però, scoprirci la mattina dopo sulla bocca di tutti ci ha ricompensato».

Con affetto e un pizzico di emozione, ricorda che quando scesero dal palco Franco Califano – che era in gara con Non escludo il ritorno – disse loro «voi non l’avete ancora capito cosa cazzo è successo: il pezzo è fantastico». Dopo quel 2005, i Negramaro erano tornati due volte a Sanremo da super-ospiti, nel 2018 e nel 2021, salvo poi tornare quest’anno da concorrenti sotto l’invito di Amadeus: «Abbiamo un bellissimo rapporto con Amadeus, con Fiorello, e con tante altre persone che lavorano al Festival, quindi quando quest’anno Amadeus è venuto a cercarci e gli abbiamo fatto sentire Ricominciamo tutto e ci ha proposto di portarla al Festival, abbiamo accettato». Nell’accettare, Sangiorgi dice che sono andati oltre i pregiudizi che avevano nei confronti del Festival, che Amadeus – al quinto anno di condizione – è a detta loro riuscito a eliminare. «Questa è la fase più hollywoodiana della storia di Sanremo e Amadeus ha sostanzialmente eliminato il concetto di gara perché è un roster di superospiti». Un ritorno a Sanremo che i Negramaro vivono come un’occasione per portare qualcosa di rappresentativo del loro percorso, ben consapevoli di non aver bisogno della gara.

«Noi non abbiamo bisogno di Sanremo: a giugno andiamo negli stadi, il nostro pubblico ce l’abbiamo. Spero che vincano dei ragazzi giovani che hanno vent’anni di carriera da fare come hanno fatto i Negramaro. Abbiamo lavorato per vent’anni perché vincessero i sedicenni, perché a Sanremo vincesse un pezzo con un riff alla Jimi Hendrix come quello di Mentre tutto scorre. Sono finalmente arrivati i Måneskin. È bello vedere i giovani così coinvolti». È con grande fiducia che Sangiorgi e il tastierista Andrea Mariano parlano dei degli artisti di nuova generazione: «C’è una italianità, una voglia di letteratura musicale che è incredibile e bellissima», dice Sangiorgi. «Nelle ultime edizioni ho notato la disinvoltura di questi ragazzi che a diciannove anni gestiscono un palco che per noi alla loro età era un miraggio – gli fa eco Mariano – ma spero che venga dato al loro il tempo di crescere. Il pericolo più grosso è che l’accanimento possa sporcare la parte creativa di questi ragazzi. Ho conosciuto ragazzi di diciotto o diciannove anni che hanno l’ansia per gli stream. Dobbiamo dare a questi ragazzi il tempo di sbagliare, perché solo attraverso l’errore si scopre la vera personalità di un artista».

Su tutti, l’esempio dell’esibizione di Blanco lo scorso anno: «Oggettivamente ha reagito male, ma la reazione del pubblico è stata esagerata, perché un ragazzo della sua età non può farci un cazzo di fronte a un problema che non sapeva come gestire. Quando è successo a Grignani, lo ha saputo fare, Blanco no, perché non ha avuto il tempo di imparare come si fa. Sarebbe un peccato perdersi grandi artisti per colpa di cose del genere». I Negramaro guardano già oltre Sanremo: il nuovo disco è in lavorazione, e sarà registrato dopo il Festival: «Abbiamo fatto un viaggio a Berlino qualche tempo fa e appena arrivato ho scritto Berlino Est – dice Sangiorgi – Ho provato un’emozione grandiosa. Torneremo a marzo per chiudere il disco, ma ci sono già dei provini bellissimi». Sangiorgi chiude la chiacchierata con una riflessione sul senso di collettività che ha sempre caratterizzato i Negramaro e che è un po’ la sintesi del loro percorso e di quello che ancora oggi continuano a rappresentare: «Io so che da solo non sarò mai un gigante. Quello che proviamo quando suoniamo tutti insieme, però, credo ce lo avrebbero invidiato anche i più grandi».