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“Achtung Baby”, ossia la rinascita degli U2

Dopo il successo di The Joshua Tree gli U2 pensarono che continuare su quella strada sarebbe bastato, ma Rattle And Hum gli dimostrò che si sbagliavano di grosso spingendoli a ridefinire il modo in cui facevano musica. Achtung Baby, uscito il 19 novembre 1991, è stato il disco del cambiamento che ha introdotto l’elettronica nel sound rock della band di Dublino. Successivamente Rolling Stone lo ha inserito al sessantaduesimo posto tra i migliori album di tutti i tempi. Dopo le critiche a Rattle and Hum, la crisi che scaturì all’interno del gruppo li vide isolarsi dal mondo e volare (nel 1990) nella Berlino della caduta del muro, in cerca di nuove situazioni e nuovi stimoli. Ma tutto questo non bastò e, mentre in studio saliva la tensione e le prove non portavano a nulla – se non a liti continue – si instaurò una profonda divisione sulle sonorità da adottare, con Bono e The Edge proiettati verso la musica elettronica europea (house, ambient, techno e trance) che iniziava a diffondersi ovunque, e Adam Clayton e Larry Mullen Jr che invece rimanevano sul rock americano anni ottanta che li aveva accompagnati fino ad allora. L’inverno tedesco stava passando senza che si fosse arrivati a nulla di buono, finché un giorno Edge improvvisò un giro di accordi alla fine di una session che convinse tutti, riaccendendo la determinazione e la collaborazione dei quattro. Decisero così di concentrarsi su quel giro, cucendoci un intero brano intorno: Edge sviluppò le parti di chitarra e Larry aggiunse una batteria scarica e incessante. Bono ci scrisse sopra un testo profondo e malinconico sullo stare insieme, sulla sopportazione malgrado tutto, sui contrasti e sulla separazione. Da lì nacque One. Da lì rinacquero gli U2.