dark mode light mode Search Menu
Search

Tommaso Paradiso, “I nostri anni” è un inno generazionale destinato a rimanere

Scrivere un inno generazionale è quanto di più ambizioso possa tentare di fare un artista. Perché le canzonette all’amata restano, ma solo di rado, mentre gli inni se passano lo sbarramento binario “bello-brutto” nella mente dell’ascoltatore, vengono automaticamente aggiunti alla lista delle cose da tramandare ai figli. Era già successo con Proteggi questo tuo ragazzo e Tra la strada e le stelle ma ora arriva il primo pezzo di questo tipo dopo la separazione dai Thegiornalisti. Tommaso Paradiso sta vivendo un momento particolare, bello, felice. Con gli amici di sempre e l’amore per sempre. Questo a volte è negativo per gli artisti, che hanno bisogno di soffrire per scrivere, ma non per lui, come per il suo amico Lorenzo Cherubini, essere felici non è un problema. Questa positività l’ha messa dentro a I nostri anni un brano ben scritto e (troppo) poco paraculo.

Nessun riferimento in chiave 883: non si parla di quei Roy Rogers che avrebbe potuto sostituire con i Carhartt, non c’è il grande Real che avrebbe potuto cambiare col Barça del Tiki Taka di Guardiola e Messi falso nueve, come anche niente Enjoy o Car2Go al posto dei motorini sempre in due. Paradiso dei nostri anni vuole parlarne in modo personale, senza stereotipi (“Eravamo così belli/O almeno ci sembrava
ed un giorno normale/Era sempre un giorno speciale/Con la riga di lato e i sogni oltre l’aldilà”
, canta nella prima strofa). Forse è proprio questo che manca ad un brano comunque molto intenso: qualche buon vecchio luogo comune alla “matematica non sarà mai il mio mestiere”. Unico personalissimo punto interrogativo è il sound, che resta a metà tra il patinato e l’alternative, tra il suonato degli strumenti acustici e quel vizietto dei lead anni ottanta. Una veste piano e voce con magari un quartetto d’archi a colorare (come si dice a Roma) avrebbe reso più giustizia ad un pezzo che comunque è destinato a rimanere. Se non per sempre, quantomeno ancora per molto.