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Il nuovo album dei 1975 è un mosaico della realtà contemporanea

Parlando di come Notes on a Conditional Form riesce contemporaneamente a far coesistere «i momenti più aggressivi» nella carriera della band con «quelli più calmi», Matty Healy usa il termine “interessante”. Per quanto possa sembrare banale descrivere qualsiasi opera d’arte con un aggettivo generico come questo, si tratta in realtà di un termine perfettamente azzeccato per riassumere il nuovo lavoro in studio dei 1975, il quale genera interesse attraverso la contrapposizione di elementi musicali e tematici non necessariamente compatibili in condizioni normali, ma che vengono qui mescolati in maniera avvincente e coinvolgente.

È interessante per la sua capacità di far coesistere il rock di quarant’anni fa con l’elettronica dance di oggi, di mischiare strumenti analogici con strumenti digitali, di alternare tematiche sociopolitiche con tematiche personali. Il risultato è un progetto ambizioso che riesce a presentarsi come un mosaico della realtà contemporanea, che include sia la società che circonda la band da un punto di vista politico, sia le vite private dei suoi membri.

Con le sue 22 tracce, per una durata totale di ottanta minuti, Notes on a Conditional Form è il più lungo ed elaborato dei quattro dischi dei 1975. Ciò concede abbastanza spazio al gruppo britannico per spaziare attraverso diversi sound. «Per me l’ispirazione non si presenta mai nello stesso genere musicale più di una volta», dice il frontman riguardo al suo processo creativo. Ha senso, quindi, che i pezzi più riusciti dell’opera siano completamente diversi gli uni dagli altri. L’aggressivo e dirompente rock di People è in netto contrasto rispetto l’atmosfera leggera di Jesus Christ 2005 God Bless America, l’ipnotica malinconia di The Birthday Party (“Hello/There’s a place/I’ve been going/There’s a place I’ve been going/Now we’re clean, it would seem”, canta Matty Healy) e il riuscito romanticismo di Me & You Together Song. Eppure, tutte quante riescono a toccare l’ascoltatore e a invitarlo a fermarsi per assimilare l’emozione comunicata.

Le produzioni – curatissime per non essere mai ripetitive, né all’interno di ogni pezzo in sé né nell’immaginario dell’intero disco – spaziano dall’intensità delle chitarre distorte in People al minimalismo di Jesus Christ 2005 God Bless America, passando per le più sperimentali Yeah I Know e Nothing Revealed/Everything Denied. Non mancano neanche le tracce esclusivamente strumentali (Streaming e Having No Head) che con la loro natura sperimentale e atmosferica permettono all’ascoltatore di immergersi in Notes on a Conditional Form in maniera ancora più completa.

Da un punto di vista tematico, sono tante le sfaccettature di realtà che il progetto arriva a toccare. La scelta di aprire il disco con un discorso di Greta Thunberg, seguito da un pezzo sociopolitico come People che va proprio a evidenziare alcuni dei comportamenti umani più irresponsabili nella società occidentale, indica quanto la battaglia contro il cambiamento climatica sia ritenuta fondamentale per la nostra società. Vengono poi affrontate tematiche come la difficoltà nel rimanere sobrio in Birthday Party, l’illusione fornita dalla religione in Jesus Christ 2005 God Bless America e la difficoltà nel convivere con i disturbi psicologici in I Think There’s Something You Should Know.

Nonostante la natura inevitabilmente caotica di un’opera così elaborata, Notes on a Conditional Form riesce a essere estremamente attuale e a catturare diversi elementi della nostra contemporaneità in maniera per nulla banale e molto riuscita, e se A Brief Inquiry Into Online Relationships era riuscito a rendere i 1975 estremamente rilevante nel panorama musicale mondiale, Notes On A Conditional Form può contribuire ad accrescere ulteriormente tale status.