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Guè Pequeno non ha intenzione di perdere lo status di leader

Fin dall’inizio della sua carriera Guè Pequeno ha fatto dell’essere sincero e duro un marchio, il più delle volte una forza, a volte un limite. In particolare, la sua capacità di risultare credibile nell’autocelebrarsi all’interno del contesto cruento e duro che racconta nelle proprie rime lo ha sempre reso riconoscibile, rispettato da tutti e apprezzato dai più. Sotto questo punto di vista, la scelta di intitolare il nuovo disco Mr. Fini, ovvero di puntare i riflettori sul proprio nome e sulla propria persona, indica come Guè esiga il rispetto della scena musicale. E all’interno del disco in sé ci dimostra anche perché ritiene di meritarselo.

Definito da Guè stesso «un album che vuole rimanere nel tempo», Mr. Fini è un progetto lungo ed elaborato che arriva a toccare le varie sfaccettature delle sue capacità musicali e narrative così come della sua storia e della sua persona. Quello che emerge dal disco nella sua totalità è che Guè, nonostante appartenga ormai a una generazione rap precedente a quella odierna, non ha alcuna intenzione di perdere il proprio status di leader della scena (di “dittatore del rap”, come l’ha definito Rolling Stone) tanto da sfidare apertamente la credibilità delle nuove generazioni e l’ipocrisia del nostro tempo. Memorabili, in tale senso, sono Dem Fake e la riuscitissima Ti levo le collane, in collaborazione con Paky.

Con le sue diciassette tracce, Guè si sposta tra generi e tematiche senza mai perdere quella credibilità che l’hanno reso nel tempo il king del rap italiano. Appare evidente l’influenza del cinema; oltre alle varie citazioni a film come Scarface e Goodfellas, l’artista stesso ha esplicitamente suggerito che la parabola del protagonista delle varie canzoni, il quale è una versione sempre leggermente diversa dell’artista, può essere interpretata come quella del protagonista di un film. Si parte dall’eclettico e arrogante personaggio descritto nella traccia di apertura L’amico degli amici fino ad arrivare al paranoico e spento protagonista delle ultime due memorabili tracce Stanza 106 e Ti ricordi?

In mezzo si esprimono tante sfaccettature di Guè, dal noncurante protagonista di Chico con Rose Villain e Luché, all’enigmatico ma affascinante personaggio descritto in Il tipo, traccia cupa la cui base campiona L’ultimo bacio di Carmen Consoli. C’è spazio anche per l’amore concepito in maniera più sentimentale in Saigon e in Tardissimo (ques’ultima con Mahmood e Marracash). Tra i featuring, oltre al precedentemente citato Paky, spiccano Sfera Ebbasta, con un malinconico e riuscitissimo ritornello in Immortale, una delle tracce più riuscite dell’intero disco, e Geolier, con una strofa in napoletano nella traccia Cyborg.

Da un punto di vista sonoro, si passa dal boom bap di tracce come Il tipo, Stanza 106 e Giacomo a pezzi più trap come No Security e Cyborg, passando anche per la radiofonica e malinconica Saigon. C’è spazio anche per basi leggermente più atipiche come Medellin e, specialmente, Ti levo le collane. Nel complesso, Mr. Fini rappresenta una grande e necessaria inversione di tendenza rispetto alla ludica trap di Sinatra. Inoltre, l’uscita di Mr. Fini quasi in concomitanza con un disco diverso, ma che valorizza il rap come pochi altri hanno fatto quest’anno come Gemelli di Ernia fa passare un grande messaggio: l’hip-hop di qualità esiste ancora.