dark mode light mode Search Menu
Search

Ed Sheeran non vuole essere ricordato solo come un ballad-maker?

Mi hanno raccontato che il basket è uno degli sport in cui c’è più coinvolgimento. Non importa che tu sia un teenager o un over sessanta. È infatti molto comune ritrovarsi a fare due tiri con dei perfetti sconosciuti, specie nelle periferie di qualche metropoli in giro per il globo. Ora: immaginate di giocare in una di queste partitelle e di ritrovarvi in squadra con Michael Jordan. È un ex atleta, certo, ma è pur sempre il più grande di tutti e averlo tra i propri farebbe tutta la differenza del mondo. Ed Sheeran non ha l’età di Jordan, e non è assolutamente un ex cantautore, ma è evidente che quando esce un nuovo disco del trentenne di Halifax, si ha la sensazione che la partita la vincerà lui. Se non altro perché è troppo più talentuoso dei top player delle altre squadre. Warner è la squadra, lui il capitano e leader carismatico; tutto il resto si spegne non appena il tasto della loop station passa da Off a On.

In uno scenario dove dunque il successo era ampiamente prevedibile e calcolato, proveremo a soffermarci sulle novità presenti in = (o se preferite: Equals) per poi tornare a casa, tra le chitarre acustiche e le ballad al miele. La settima fatica in studio, che chiude la tetralogia delle operazioni matematiche (se i miei offuscati ricordi delle elementari non mi ingannano) è forse la più sperimentale. Lo avevamo capito dal sound eighties di Bad Habits, singolo non del tutto convincente, che anticipava l’uscita del disco. Nel brano di ingresso, Tides Sheeran decide addirittura di giocare con i modificatori vocali, nello specifico il vocoder (strumento tornato prepotentemente in voga nell’ultimo semestre di pubblicazioni). Ci sono poi il pizzicato di Shivers, che era già presente in Divide, la drum machine di Overpass Graffiti – che ci trascina violentemente nelle vibes di The Weeknd – e lo xilofono di Sandman (che cita l’ormai classico contemporaneo Shape of You, seppur in una chiave meno radiofonica).

Se, come il sottoscritto, siete tra quelli che vorrebbero che Ed Sheeran si presentasse negli studi senza producer, ma semplicemente con una sei corde neanche troppo accordata e un microfono preso a due spicci durante il Black Friday di Amazon, c’è gloria anche per voi. La demo già promettente di First Times, non disattende affatto. Il testo soffice e caldo si poggia sulle corde ferrose dell’acustica arpeggiata, lasciando più spazio a brividi e lacrime piuttosto che a commenti. Il brano più forte del disco. Qualcosa di simile potremmo dire per la medievaleggiante Love In Slow Motion, Visiting Hours e per 2step, che però rispolvera le skills dello Sheeran rapper. Incredibilmente gli 808 e gli hi hat non suonano stonati o démodé, un miracolo tutto Made in Ed. Equals è un disco circolare in cui, lo si capiva già dal titolo, i conti tornano. Con Be Right Now infatti tutto, a partire dal sound, sembra tornare a casa. A Tides. Chissà che non sia l’unico e più funzionale modus operandi per fruire l’ennesimo ottimo disco del talento britannico: in loop.