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Cremonini è l’artigiano senza committente del pop italiano

Nella notte in cui finisce la prima Guerra Mondiale, nasce un bambino con sembianze particolari. Si chiama Benjamin Button. Per lui il tempo è come se scorresse in direzione ostinata e contraria. Nella prima notte della Guerra tra Russia e Ucraina, tra le esplosioni e la devastazione, nasce invece una ragazza: La ragazza del futuro. Anche lei sfida le regole del tempo, perché è complessa, articolata, viva e malinconica. Al suo interno coesistono momenti in cui ha solo voglia di ballare (La fine del mondo e Chimica) e altri in cui i ricordi e le paure fanno troppo rumore (Moonwalk e Stand Up Comedy).

È una ragazza diversa da tutti gli altri: la sua vita è fragile, piccola e viva come un colibrì, è sofisticata come gli archi che risuonano ad Abbey Road, è grande come l’orizzonte dell’elettronica. Ma a prescindere dalla forma che assume la sua vita, che come un fluido si adatta allo spirito dei tempi che vive, lei resta un contenitore puro e preziosissimo. Merito della penna dell’autore che l’ha generata. Perché Cremonini è un artigiano senza committente, un poeta di fogli rimasti nel cassetto, uno insomma che si interroga su chi sarà il lettore della sua storia, ma che alla fine vuole anzitutto esternare con decisione i suoi desideri più reconditi e, in ultima istanza, fare il cazzo che gli pare.

Da questo bisogno profondo nascono brani lunghi, forse troppo per le radio (spesso si raggiungono addirittura i cinque minuti), interludi sognanti, forse troppo nobili per l’ascoltatore medio del pop e momenti di manifesto virtuosismo sonoro (inadatti, probabilmente, per i fan della prima ora). Ma la ragazza del futuro è il veicolo, il faro, la musa. È come se lei decidesse dove andare a parare. È come la Monnalisa che guida le pennellate di Leonardo: è lei che disegna il suo stesso magnetico sguardo attraverso la mano dell’autore. E allora ecco che come l’orologiaio nella storia di Benjamin Button, anche Cesare Cremonini costruisce un congegno in cui le lancette vanno in senso opposto, finendo per esplorare il futuro. A ritroso.