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“The Batman” prova ad essere un thriller alla “Zodiac”, ma senza pathos

Durante il lontano settembre 1991, il mondo della musica fu stravolto da un album che avrebbe di lì a poco cambiato la storia di quel periodo ombroso e disilluso. C’è un prima e un dopo Nevermind dei Nirvana, un’opera divisiva, rock ma allo stesso tempo popolare, autentica, ma prodotta a tavolino. Quel maestoso album è chiuso da un brano, Something in the Way, che al primo ascolto lascia confusione per la profonda differenza rispetto al mood di tutte le tracce precedenti. Una sorta di cantilena sottile, acida e totalmente asettica che racconta di quando Kurt Cobain viveva sotto un ponte, abbandonato da tutto e tutti. Ma la verità è che Kurt sotto un ponte non ci ha vissuto mai, e quindi quel brano così appassionato e fintamente sincero, era basato su una grande illusione. Un illusione che viviamo anche nel nuovo film dedicato al supereroe più dark e complesso mai conosciuto, The Batman di Matt Reeves.

Il brano dei Nirvana apre e chiude questo nuovo prodotto targato Warner Bros. e DC Universe, che fin dal suo concepimento si poneva l’obiettivo di rivitalizzare Batman con una nuova veste dark, violenta e drammatica. La premessa è che The Batman è un prodotto di livello, dove tutto è curato nei minimi dettagli per cercare di creare un qualcosa di innovativo ed epico all’interno dell’ormai saturo mondo dei cinecomics, e sul fatto che Matt Reeves riesca nel suo intento non ci sono dubbi. Il vero problema di questa pellicola sta però nel non essere sincera con il pubblico e, soprattutto, con sé stessa. Una confezione perfetta, fatta di inquadrature alla moda, musiche evocative e un’atmosfera continuamente tragica, che però si rivela una scatola vuota, al cui interno non c’è altro che una contraddizione continua con quello che il film stesso vorrebbe essere. The Batman prova ad essere un thriller alla Zodiac di Fincher, senza averne il pathos; si cala nel tipico film d’azione, ma le classiche dinamiche di inseguimenti e auto in fiamme non sorprendono; la sua anima drammatica va e viene, toccando solamente in maniera superficiale le dinamiche morali dei suoi personaggi. Il tutto è calato in una cornice noir, che però manca di erotismo e oniricità.

Un altro elemento che fa storcere il naso in The Batman è il ruolo centrale del protagonista (Robert Pattinson). Fin dall’incipit, il vigilante di Gotham City, ci viene presentato con lo pseudonimo di Vendetta, ma durante le tre lunghissime ore di visione, non conosciamo mai veramente il personaggio che abbiamo di fronte. Pattinson, che ha dimostrato negli ultimi anni di essere un grande attore, non viene messo nella posizione di poter dimostrare il suo valore, e il suo Batman è scialbo, assente ed estremamente vuoto dal punto di vista della caratterizzazione morale, quasi fosse vittima degli eventi che lo sovrastano. Anche gli altri personaggi, come la Catwoman di Zoë Kravitz, il Pinguino di un irriconoscibile Colin Farrel o il Commissario Gordon (Jeffrey Wright) sembrano delle figurine stereotipate che stentano a decollare. Solamente l’antagonista, ovvero Enigmista, interpretato da Paul Dano, si rivela essere un personaggio funzionale e ben caratterizzato, soprattutto grazie alle incredibili capacità recitative di uno degli attori più sottovalutati di tutta Hollywood.

The Batman è un film che aveva la pretesa di portare gli spettatori in un nuovo contesto fatto di disillusione, brutalità e ferocia, ma non bastano elementi ipertecnologici, dirette Instagram, vernice fluo, trucco stile emo e locali di musica techno per convincere lo spettatore che quello che sta vedendo sia la nuova epopea dell’uomo pipistrello. Sicuramente questo film piacerà a tanti, il che è un bene per tutto il mondo del cinema, e sicuramente ha il pregio di mettere le basi per un nuovo universo narrativo, ma la sensazione generale è quella che si sia esagerato con i manierismi estetici e tecnici, nei confronti di quelli prettamente contenutistici.