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I Green Day dal vivo sono ancora dei fighi pazzeschi

Se c’è qualcuno che pensa di poter insegnare qualcosa ai Green Day su come dominare un palco è meglio che cambi idea subito. Ieri sera, infatti, agli I-Days – il festival milanese che nei giorni scorsi ha ospitato anche i live dei Greta Van Fleet e degli Imagine Dragons – la band di Berkeley ha dato il meglio di sé. «Vi ringraziamo per averci aspettato due anni», dice subito Billie Joe. «Siete fantastici: siamo qui e siamo vivi», grida con tutta la voce che ha in corpo. I Green Day sono sulla scena dalla metà degli anni Ottanta e il loro suono, un mix tra pop punk e punk rock, ha fatto sì che la loro cifra stilistica li abbia portati ad un solido successo mondiale, duraturo e degno dell’Olimpo del rock. È con questa granitica solidità che ieri sera hanno esordito sul palco con un loro grandissimo classico – American Idiot – seguito da Good Riddance (Time of Your Life) e Knew Your Enemy.

Una tripletta di successi che manda il pubblico in visibilio, soprattutto quando su Know Your Enemy sale sul palco un ragazzo dalle prime file per provare il brivido dello stage diving. Quello dell’interagire in maniera diretta con il pubblico è sempre stato uno dei fattori di maggior distinzione dei live dei Green Day fin dalla notte dei tempi. Anzi, andrebbe detto che un tempo questa abitudine portava Billie Joe a far salire sul palco anche 15-20 persone mentre, allo stato attuale, la cosa è decisamente più contenuta, ma non per questo meno divertente. E mentre dal pubblico spunta un cartello con la scritta Kiss the italian Idiot, arriva anche la splendida Boulevard of Broken Dreams (“My shadow’s the only one that walks beside me/My shallow heart’s the only thing that’s beating”, canta Armstrong nel ritornello). Dietro le loro spalle scorrono le immagini del pubblico e le inquadrature dal palco per un’immersione totale in un gioco di specchi riflessi che arriva dai maxischermi. Billie Joe e soci sono dei veri showman, si divertono e non si tirano mai indietro in uno scambio costante di energia ed empatia.

Arrivano anche altri grandi classici, Basket Case e Wake Me Up When September Ends su tutti. C’è anche lo spazio per far suonare, giocosamente, Careless Whispers al sax. Sul finale i fuochi d’artificio illuminano il cielo di Milano. Certo, il tempo passa anche per loro: Billie Joe non sembra al meglio della sua forma fisica, Trè Cool appare quasi un innocuo zio della porta accanto e Mike Dirnt – un bassista dalle qualità eccezionali – di certo non è più un ventenne. Ma nulla di tutto ciò riesce a togliere un grammo all’infinita energia che riescono a trasmettere al pubblico quando sono sul palco. Insomma, il punk rock dei Green Day è vivo e lotta insieme a noi. E per questo gliene siamo grati.