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Tutti gli album di Post Malone dal peggiore al migliore

4. Twelve Carat Toothache

L’ultimo album di Post Malone, ahimè, rappresenta il punto più basso sinora mai toccato nella sua prestigiosa carriera. Un prodotto innocuo, inoffensivo, costituito dall’assenza di episodi realmente degni di memoria, a loro modo certamente responsabili del generale stato di anonimato che ne caratterizza l’intero ascolto. Sembrano sempre più lontani i fasti di Beerbongs & Bentleys, così come i piacevoli esperimenti di Hollywood’s Bleeding, che non a caso portarono alla già iconica collaborazione con Ozzy Osbourne e Travis Scott in Take What You Want. E la nostra testa è già proiettata al disco che seguirà.

3. Hollywood’s Bleeding

Il terzo progetto di inediti targato Post Malone fu atteso con entusiasmo a dir poco esorbitante, dopo il successo del noto sophomore album Beerbongs & Bentleys, che tante soddisfazioni regalò, in termini commerciali e non, all’artista statunitense. Circles, Wow., Sunflower, ma soprattutto Take What You Want, che fece convergere le strade del Nostro e di due colossi come Ozzy Osbourne e Travis Scott all’interno dello stesso brano, creando una combinazione a dir poco unica nel suo genere, destinata a rimanere nel tempo. Hollywood’s Bleeding, insomma, è questo e tanto altro.

2. Stoney

Probabilmente non avrebbe sfigurato in cima a questa classifica, ma in ogni caso è uno dei dischi d’esordio più iconici degli ultimi anni. Un Post Malone ventunenne ci dimostra fin da subito una rara capacità di combinare il talento per l’hitmaking a una concezione musicale dei pezzi per niente banale ma anzi estremamente varia e interessante. Pezzi all’apparenza più leggeri come Congratulations e White Iverson sono combinati insieme a hit strazianti come I Fall Apart e Broken Whiskey Glass, e le collaborazioni con Justin Bieber, Kehlani e Quavo non fanno altro che arricchire il tutto. Un biglietto da visita di altissimo livello per uno degli artisti più importanti della sua generazione.

1. Beerbongs & Bentleys

Dicono che il secondo disco sia sempre il più difficile per un artista, dato che rispetto all’esordio le aspettative sono più alte e il margine di errore è più basso. Nessuno meglio di Post Malone però può sfatare questa tesi. Se Stoney era stato un biglietto da visita di notevole spessore, Beerbongs & Bentleys si candida fin dal primo ascolto a essere uno dei dischi più iconici del decennio. C’è tutto quello che gli si può chiedere: freschezza e coerenza nel suono, pezzi sad alternati a tracce più upbeat, collaborazioni di alto livello, un Post Malone che alterna ritornelli perfetti a strofe memorabili, una hit senza tempo come Rockstar e almeno un paio di altre tracce che sono entrato di diritto nell’immaginario collettivo come Stay, Better Now e Candy Paint. Speriamo tutti di rivederlo a questi livelli.