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Tutti gli album di Marracash dal peggiore al migliore

Marracash è senza dubbio uno degli artisti più importanti e rappresentativi dell’odierno panorama musicale nostrano, ultimamente consacrato persino in ambito critico grazie ai suoi più recenti successi, Persona e Noi, loro, gli altri, con tanto di trionfo all’ultima edizione del Premio Tenco per quest’ultimo. Riavvolgiamo, dunque, il nastro della carriera del milanese, per ripercorrerne insieme il cammino, che lo impegnò in un’evoluzione artistico-stilistica graduale e via via più intensa.

6. Fino a qui tutto bene

In qualità di capitolo più sottovalutato della discografia del milanese, spesso dipinto come una sorta di progetto incompreso per la sua particolare impronta socio-politica, Fino a qui tutto bene è il secondo album in studio di Marracash, e se non ci fossimo noi qui a ricordarlo in data odierna, pochi sicuramente sarebbero pronti a rimediare. Perché il problema di Fino a qui tutto bene, in fondo, è proprio questo: se qualcuno lo togliesse dalla discografia del rapper, non susciterebbe alcuna reazione. Indifferenza pura, quella tipica di un passo falso – forse l’unico (per fortuna) nella carriera dell’artista.

5. Status

Può assolutamente considerarsi un’evoluzione di quanto già fatto da Marracash nel precedente King del rap, consolidandone, appunto, lo status di stella autentica e verace all’interno del panorama hip hop italiano. L’incontro fra l’hardcore rap e il pop radiofonico caratterizza l’intera composizione di Status, quarto album in studio del rapper milanese, fregiandosi del merito di permettere a quest’ultimo di familiarizzare seriamente con il grande pubblico nazionale.

4. Marracash

Il debutto di Marracash si fa forte di uno storytelling vivido, perfettamente inserito nella migliore tradizione hip hop presa in prestito dagli Stati Uniti, ma con un unico denominatore comune: Milano – o più precisamente, il quartiere popolare della Barona. In altre parole: un classico senza tempo.

3. King del rap

Il gradino più basso del podio spetta a King del rap, decisa svolta pop all’interno della carriera del milanese, non priva di importanti classici caratterizzanti, e tuttora ricordati, del proprio repertorio. Da Sabbie mobili a S.e.n.i.c.a.r., dalla title track a Didinò, da Rapper/criminale fino a Nè cura nè luogo (in compagnia di un giovanissimo Salmo) sono tante le perle collezionate all’interno del terzo album in studio di Marra, smussato nello storytelling e alleggerito nelle tematiche rispetto a quanto fatto – per esempio – nell’omonimo Marracash. In altre parole, King del rap è la chiave d’accesso che permetterà, in seguito, lo sviluppo di Status, il quale, con qualche ritocco di forma, seguirà poco più che la stessa formula.

2. Persona

Persona ha fatto e continua a far parlare di sé, alla stessa maniera di un classico moderno, e quindi immediatamente recepito come tale dalla stragrande maggioranza del pubblico italiano. D’altro canto, stiamo pur sempre parlando di quello stesso album che nel 2020 registrò il più alto numero di copie vendute nello Stivale, nonostante il rilascio avvenuto a 2019 inoltrato. Persona, insomma, non è altro che l’analisi introspettiva più profonda, fatta da e per Fabio Rizzo, in arte Marracash, e resa disponibile alla totalità del pubblico italiano. Un’analisi, che nell’album successivo si trasformerà in una vera e propria indagine, stavolta, però, estesa alla totalità del genere umano.

1. Noi, loro, gli altri

Noi, loro, gli altri rappresenta la massima evoluzione artistica del Marracash sinora conosciuto. Il compimento di un percorso che dall’album omonimo ci trasporta in un universo coerente ma completamente diverso rispetto alle iniziali premesse. Un album, questo, che non avrebbe certo potuto vedere la luce senza l’avvenuto rilascio di un classico moderno come Persona, di cui risulta figlio, se non addirittura sequel ideale, nella cifra stilistica e nella composizione. Quello che è certo, d’altronde, è che da qui in poi sarà ancora più difficile superarsi.