dark mode light mode Search Menu
Search

Roger Daltrey: «Quello a Woodstock fu il peggior live degli Who»

Precisamente 53 anni fa – il 15 agosto 1969 – con il live di Richie Havens si apriva tra mille problematiche Woodstock. A differenza di come oggi si può credere, il festival organizzato da Michael Lang in collaborazione con John Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld, fu un flop senza precedenti. Tra i racconti più lucidi di quei tre giorni di sex, drugs and rock & roll c’è quello del produttore americano Eddie Kramer, a Bethel per filmare l’intero evento: «La mia missione era incidere su nastro tutto quello che avveniva sul palco. Gran bel lavoro in teoria, ma quando sei l’unico essere umano lucido in mezzo a 500mila strafatti, le cose si complicano. Artisti, manager, security, staff: tutti fuori di testa. Ricordo un mixer in fiamme e un gruppo di tecnici in preda all’LSD che gli danzava intorno. “Nessuno lo spegne?”, chiedo io. “Noi non rubiamo il lavoro alle nuvole”, fu la risposta». A confermare quanto Woodstock fu un flop anche Roger Daltrey che, in un’intervista rilasciata al New York Times, ha confessato come quello alle porte di New York fu il peggior concerto degli Who mai realizzato: «Si deve ricordare che, quando siamo saliti sul palco, eravamo rimasti nel fango per ore. In realtà non era così fangoso nel backstage, ma, diciamo così, non era confortevole. Quello era tutto ciò che potevi fare. Aspettare, aspettare, aspettare. Eravamo giovani e la vita è molto più semplice quando sei giovane. Ora quello show non lo farei. Me ne andrei e tornerei dieci ore dopo. Fu particolarmente difficile per me salire su quel palco a causa dello stato dell’attrezzatura. Tutto stava crollando. Io ero in piedi in mezzo al palco con degli enormi amplificatori Marshall da 100 watt alle mie spalle che mi facevano saltare le orecchie. Potevo a malapena sentire quello che stavo cantando». Difficile però dimenticare quei 500.000 ragazzi (diventati 40.000 la mattina del 18 agosto): «Erano loro le stelle – continua il leader degli Who – Quel mezzo milione di persone che hanno sopportato quella merda per tre giorni. L’unione di quella comunità è stata, credo, la chiave per far uscire l’America dal Vietnam. È stato allora che i politici hanno iniziato a prenderne atto».