dark mode light mode Search Menu
Search

Tutti i brani di Sanremo 2023 dal peggiore al migliore

Marco Mengoni che alza l’asticella, la hit certificata di Lazza, ma anche “Il bene nel male” di Madame: il meglio e il peggio di Sanremo.

Quest’anno sul palco di Sanremo ce n’è davvero per tutti i gusti, così abbiamo deciso di fare ordine – in tutti i sensi – tra i ventotto pezzi che abbiamo avuto modo di ascoltare nelle prime due serate del Festival. Marco Mengoni che alza l’asticella, la hit certificata di Lazza, ma anche Il bene nel male di Madame: il meglio e il peggio di Sanremo 2023.

28. Modà, Lasciami

I Modà tornano al Festival e sembra non essere passato un giorno dalla loro partecipazione. E no, questo non è un bene. Se l’intenzione c’è, e la tematica è sicuramente importante, Kekko e compagni non riesco a lasciare il segno.

27. Cugini di Campagna, Lettera 22

Con cinquantatré anni di carriera sulle spalle, i Cugini di Campagna chiedono l’intervento de La Rappresentante di Lista per provare ad essere incisivi e moderni. Lettera 22 parla di amore (ovviamente) e della necessità di trovare le parole giuste per dirlo. Sul palco sono stati gli artisti più intonati insieme a Mengoni ed Elodie, ma il nostro commento non può spingersi oltre. Una cosa è certa: sono sempre rimasti fedeli ai personaggi che hanno saputo costruire nel tempo.

26. Anna Oxa, Sali (canto dell’anima)

La sua presenza sembra completamente scollegata rispetto al resto del cast. La sua Sali (Canto dell’anima) è stata scritta da una penna importante del panorama italiano, ovvero Francesco Bianconi dei Baustelle – che rivedremo in duetto con i Coma Cose venerdì sera insieme a Rachele Bastreghi. Il pezzo racconta una società in cui si è persa la centralità dell’essere umano, ma pure noi abbiamo perso il nostro baricentro dopo averla ascoltata con attenzione. La voce della Oxa è rimasta intatta nel tempo, ergo, è potente e graffiante esattamente come più di trent’anni fa, ma stare dietro al testo della canzone pare veramente impossibile.

25. LDA, Se poi domani

Il cognome non mente, ma si potrebbe dire lo stesso di Gassman e questo non dev’essere pregiudicante in alcun modo. Nell’era in cui i nepo babies dell’entertainment sono un trending topic giornaliero su Twitter – forse un po’ meno in Italia – Luca D’Alessio porta un pezzo d’amore un po’ troppo zuccheroso.

24. Sethu, Cause perse

Se Sethu sul palco non è stato tra i più brillanti, la sua Cause perse è gradevole e con una produzione pop-rock che si lascia ascoltare. Però, sembra un po’ fluttuare in questo mare fatto di ventotto brani. Galleggia, ma non riesce a fendere l’acqua come vorrebbe.

23. Mr. Rain, Supereroi

Supereroi è uno sfogo personale, un invito a non perdere la speranza per uscire dai momenti più neri della propria vita ed è perfettamente in linea con tutta la sua produzione artistica. Insomma, niente di nuovo sul fronte occidentale.

22. Ultimo, Alba

Il cantautore romano torna al Festival a distanza di quattro anni dalla sua debacle con la sala stampa, che sembra averlo ufficialmente perdonato. La sua Alba è una ballad per pianoforte, che sicuramente emozionerà i fan della prima ora, ma che purtroppo sa di trito e ritrito. Per carità, ben vengano i dischi di platino e gli stadi sold out, ma è dai tempi del suo debutto con Pianeti che ci aspettiamo qualcosa che ci colpisca come un pugno nello stomaco. Spoiler: non è ancora successo.

21. Will, Stupido

Fiero componente della Generazione TikTok, Will debutta all’Ariston con Stupido, un pezzo alla Amici di Maria scritto in collaborazione con Simone Cremonini e Andrea Pugliese e prodotta da Tom e Zef. Si possono apprezzare le sue buone intenzioni, però la canzone è letteralmente una goccia in un mare di pezzi che mescolano pop ed elettronica.

20. Leo Gassman, Terzo cuore

Una voce piacevole, accompagnata da una produzione discretamente interessante e super pop, ma in Terzo cuore lo zampino di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari è evidente all’ennesima potenza. Ci auguriamo solo che Gassman torni ad occuparsi a trecentosessanta gradi dei suoi brani. Può fare molto di più.

19. Mara Sattei, Duemilaminuti

La cantante romana esce dalla sua comfort zone, proponendoci un pezzo che vanta tra le sue molteplici penne anche Damiano dei Måneskin. Dopo un disco, diverse collaborazioni di livello e la hit definitiva dell’estate in coppia con Tananai e Fedez; per Mara Sattei è arrivato il momento di dimostrare a tutti chi sia solo attraverso la sua voce. Non ci ha convinto al cento per cento, ma forse è anche perché siamo sempre stati abituati ad ascoltarla in contesti ben diversi.

18. Gianluca Grignani, Quando ti manca il fiato

Grignani canta un pezzo blues-rock dal forte impatto emotivo, dedicato al suo difficile rapporto con il padre. Il cantato si perde un po’ per strada, ma questo potrebbe essere tranquillamente definito il marchio di fabbrica di Gianluca. Da riascoltare, metabolizzare e poi approfondire.

17. Articolo 31, Un bel viaggio

Quello degli Articolo 31 è sicuramente un bel viaggio verso l’età adulta, fatta anche di liti e riappacificazioni. Tornano gli anni Novanta, con J-Ax e DJ Jad con un pezzo che al Festival calza a pennello, tra pop e rap, senza mai essere sopra le righe. E forse, è proprio questo che li frega.

16. Shari, Egoista

La protegé di Salmo ci dimostra che il suo successo va ben oltre il suo mentore ed esordisce sul palco del Festival con un pezzo che ancora una volta parla d’amore (e forse ne siamo davvero saturi dopo due serate). Lo fa con una voce avvolgente, colorata e con un bel vibrato. Una bella sorpresa.

15. Rosa Chemical, Made in Italy

Manuel Rocati porta sul palco di Sanremo il suo inno alla libertà. Prima della sua uscita, aveva dichiarato che Made in Italy avrebbe fatto discutere le famiglie riunite a tavola. Poco importano i commenti al vetriolo di Fratelli d’Italia, Rosa Chemical gioca con il palco, lo fa suo e ci dimostra che niente lo spaventa.

14. Tananai, Tango

Dimenticate il Tananai di Sesso Occasionale. Se l’anno scorso Alberto Ramusino si era divertito, quest anno tenta di intraprende una strada meno anticonformista e più tradizionale, senza perdere la sua identità. Il suo Tango è il racconto di una storia d’amore, narrata da un punto di vista esterno. Meno cazzaro, ma con più sentimento.

13. Paola & Chiara, Furore

Paola & Chiara sono due icone della musica anni Novanta e dobbiamo ammetterlo, Vamos a Bailar e Festival sono ancora scolpite nella nostra mente come se fosse il primo giorno, facendoci sentire profondamente nostalgici al pensiero di quelle estati dei primi anni duemila in cui eravamo molto più spensierati di oggi. Furore è un pezzo che porta la firma di Alessandro La Cava, già collaboratore di Sangiovanni e Rkomi, oltre alla produzione certosina e fortemente dance a cura di Merk & Kremont. Siamo già pronti per andare in discoteca e riempirci la faccia di glitter.

12. Ariete, Mare di guai

L’emozione di calcare un palcoscenico così importante le ha giocato un brutto scherzo, ma il pezzo – scritto a quattro mani con Calcutta – non le rende giustizia come avremmo immaginato. L’impressione collettiva della redazione è che Mare di guai sia un brano confezionato appositamente per le radio, ma distante dall’Ariete che ci ha fatto innamorare nel 2020. Ci spieghiamo meglio: in sostanza sembra che sia stato scritto pensando appositamente a lei e questo a Sanremo può essere un bel problema.

11. Giorgia, Parole delle male

La Regina del soul italiano interpreta con passione e trasporto la sua Parole dette male, un pezzo prodotto da Big Fish e scritto a più mani. L’unica nota stonata (e non c’entra minimamente con la sua voce) risiede nel suo essere un continuo esercizio vocale, una rincorsa alle sette note che si protrae per tutta la durata del brano. Il ritornello in rima, tuttavia, rimane davvero catchy.

10. Levante, Vivo

Levante torna all’Ariston a tre anni di distanza dal suo debutto con Vivo, un pezzo che parla della depressione post-partum e della sua rinascita personale in quanto donna, madre e artista. Un beat synth-pop all’insegna dell’affermazione e che scandisce la confessione a cuore aperto della musicista. Da urlare a squarciagola. 

9. Colla Zio, Non mi va

Loro sono il collettivo di cui avevamo bisogno, ma ancora non lo sapevamo. Non prima di oggi. Francesco Lamperti, Andrea Malatesta, Tommaso Bernasconi, Tommaso Manzoni e Andrea Arminio sembrano gli amici d’infanzia con cui ti vedi ogni domenica per andare al campetto di calcio. Scanzonati al punto giusto, non si prendono sul serio e la loro Non mi va è un concentrato di funk/hip-hop che ti entra dritto in testa senza mollarti nemmeno per un secondo.

8. Olly, Polvere

La cassa dritta guida tutto il pezzo, che fondamentalmente sembra un throwback al 2006 e all’epoca in cui nelle discoteche si pompava la musica di Gigi D’Agostino. La produzione di JVLI rende tutto più fresco e ulteriormente orecchiabile. Eppure, dietro ai beat super dance-pop di Olly troviamo un’anima bella, tutta da scoprire, conoscere e preservare.

7. gIANMARIA, Mostro

Dopo aver vinto Sanremo Giovani, gIANMARIA si è conquistato di diritto l’ingresso nell’Olimpo dei big sanremesi. La verità è che con Mostro non sfigura. Il pezzo è carino, schietto e profondamente onesto considerando che si parla di scelte difficili e di sacrifici. Ha un ritmo incalzante, che ti prende, ma che al tempo stesso necessità di più ascolti per poter capire se entrare nella lista dei pezzi che ascolteremo in loop dopo il Festival.

6. Coma Cose, L’addio

Un pezzo che suggella la fine di una crisi, perché in questo brano L’addio è solo metaforico. Non c’è possibilità che accada, come ci confermano Fausto e Francesca nel testo del brano. Il loro modo di raccontarsi e di parlare di amore in una chiave meno scontata del solito rimane il loro punto di forza. Non sarà un pezzo da podio, ma noi vorremmo che lo fosse (per ora).

5. Elodie, Due

Elodie ama le hit, quindi Il testo porta la firma della hit-maker italiana per eccellenza: Federica Abbate. Dietro al suo beat incalzante, invece, troviamo il Re Mida della musica italiana Dario Faini. Elodie ci mette la voce, il carisma e la personalità, continuando il percorso iniziato con Andromeda e il suo This Is Elodie nel 2020. Ancora una volta possiamo dire che in radio sarà un successo certificato.

4. Colapesce & Dimartino, Splash

Il pop intelligente di Lorenzo Urciullo e Antonio Dimartino cerca di farci dimenticare definitivamente Musica leggerissima, facendoci addentrare nuovamente in un tappeto sonoro anni Ottanta interpretato in un perfetto equilibrio tra leggerezza e intensità. Già ce la immaginiamo mentre sfrecciamo in auto, al tramonto, lungo le coste italiane. Per il duo è sicuramente un altro tiro a segno.

3. Madame, Il bene nel male

Madame ci racconta cosa resta nei rapporti interpersonali, in equilibrio tra il bene e il male che possono lasciare in una coppia. Nello specifico viene raccontato un punto di vista esterno, quello di una prostituta e di un cliente con cui si rincontra dopo diverso tempo. Il tema può essere spinoso, ma Francesca Calearo porta a casa un’esibizione con i fiocchi. Squadra che vince non si cambia e quindi ecco che nel team di scrittura e produzione della canzone figurano nomi come Nicolas Biasin (Bias) e Iacopo Sinigaglia (BRAIL), oltre al contributo di Shablo e Luca Faraone. Con Mengoni e Lazza sono il podio definitivo di questo Sanremo 2023. 

2. Lazza, Cenere

Cenere è quel brano che, dopo l’uscita di Sirio, ti aspetti da Lazza, ed è perfetto così. Coraggioso nella scelta di non andare sul sicuro con un brano al pianoforte, la produzione di Dardust è, come sempre, la pennellata che serviva per rendere la canzone radiofonica. Una hit certificata, che non si ferma al compitino ma porta un po’ di innovazione sul palco del Festival. Soprattutto, porta l’anima di Lazza, perché se c’è una cosa che proprio non manca a questo brano è la profondità e lo spessore che serve per fare di un brano un vero successo, non solo discografico.

1. Marco Mengoni, Due vite

Era il vincitore annunciato ancor prima di mettere piede in quel di Sanremo e a giudicare da quanto abbiamo sentito stasera, gioca proprio in un’altra categoria. Marco Mengoni è una delle voci più versatili e soul della scena italiana. Non ci ha deluso, anzi, ci sembra proprio che abbia alzato l’asticella del Festival di Sanremo con la sua Due vite dopo un inizio di serata discretamente piatto. Se dieci anni fa, con L’essenziale, non si era goduto fino in fondo il palco, questo ritorno all’Ariston ha il sapore di un vero e proprio riscatto personale. Se prima della kermesse aveva dichiarato di essere in sfida con sé stesso, vi rassicuriamo: in questo ring è proprio lui ad alzare la cintura da wrestler.