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Tutti gli album di The Weeknd dal peggiore al migliore

Dai continui paragoni con Michael Jackson, fino alla definitiva consacrazione avvenuta con “After Hours”, The Weeknd è stato capace di costruire un formula pop unica

Quella di The Weeknd può a tutti gli effetti considerarsi una parabola unica nel suo genere, fatta di rivoluzioni musicali, duro lavoro, gavetta e un successo planetario. E dai continui paragoni con Michael Jackson, fino alla definitiva consacrazione avvenuta con After Hours, The Weeknd è stato capace di costruire una formula pop intrigante e convincente, talvolta rifondante dello stesso genere, talvolta strettamente connessa al passato, ma con gli strumenti e i canoni del presente.

5. Kiss Land

Un’occasione mancata, probabilmente. Per molti, infatti, non può che riassumersi così quanto fatto in Kiss Land, album di debutto di The Weeknd, condannato ad un inevitabile anonimato, rispetto a quanto precedentemente –  così come successivamente –  realizzato nella famigerata e celebrata Trilogy (House of Balloons, Thursday, Echoes of Silence). Si tratta dell’opera incompresa par excellence dell’artista canadese, volta forse a riproporre in maniera sintetica quanto fatto nei lavori immediatamente precedenti. Con risultati certamente positivi, ma non troppo.

4. Starboy

Starboy analizza la tormentata lotta contro il demone della fama, ormai raggiunta dal giovane e talentuoso Abel, forte di una formula che unisce la popstar maledetta degli albori e l’artista sempre più Michael Jackson-oriented di I Feel It Coming. Un prodotto coeso, sfaccettato, ma non ancora pronto per una consacrazione su scala mondiale. Pieno di buoni propositi, certamente mantenuti, ma non ancora pronto per il grande salto.

3. Dawn FM

In questo prestigioso capitolo un The Weeknd visibilmente invecchiato in copertina decide di rallentare e di trovare finalmente una via d’uscita da quell’universo disilluso che da sempre ne contraddistingue l’immaginario artistico. In altre parole, il decadentismo tipico della sua poetica si evolve, lasciandosi piegare dal tempo, dalla vita, vittima dell’inevitabile incedere del divenire.

2. Beauty Behind The Madness

Dall’estate del 2015 non c’è stato scampo per alcun genere di ascoltatore: The Weeknd e la sua The Hills, così come Can’t Feel My Face, erano irrimediabilmente entrate (con merito) in riproduzione continua nelle playlist di mezzo mondo. Dal 2015, insomma, il canadese ha reso se stesso una tappa obbligatoria all’interno del discorso targato pop music, dando sempre più consistenza al suo immaginario e al suo status di superstar internazionale.

1. After Hours

Su After Hours si è detto e scritto di tutto. Così come da copione, in fin dei conti: è la sorte che spetta a un album imponente, rappresentativo di un’epoca, che rimescola le carte e che non inventa niente; che sfrutta binari già percorsi, collaudati, con una classe impareggiabile e un concept senza tempo. After Hours è questo e tanto altro. Ma se dovessimo riassumerlo in poche parole, quelle sarebbero certamente: il capolavoro assoluto di The Weeknd.