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10 dischi del 2023 che forse vi siete persi

Mettiamo da parte per un attimo Taylor Swift, SZA e Bad Bunny: ecco dieci dischi italiani e internazionali pubblicati negli ultimi dodici mesi che dovete recuperare assolutamente

Un altro anno in musica è terminato e tra i nomi più caldi che hanno animato o accompagnato il nostro 2023, figurano il pop di Taylor Swift e Olivia Rodrigo, l’R&B di SZA, i ritmi tropicali di Karol G e Bad Bunny, ma anche tutta la scuola contemporanea italiana con Madame, Sfera Ebbasta, Elodie e Gué. Quali sono, invece, i dischi usciti nel corso dell’anno che meritano di essere recuperati o riascoltati con maggiore attenzione?

Rose Villain, Radio Gotham

Un debutto ben studiato e sapientemente lavorato per l’artista milanese, che con Radio Gotham ha provato a raccontare i vicoli più bui di sé stessa, delle sue fragilità e dei suoi tormenti personali. Nell’arco di due anni Rosa è diventata una delle artiste di punta del panorama urban italiano, grazie anche alle collaborazioni con Tony Effe, Guè e Geolier. Parlando del disco, la cantautrice lo ha definito «un’ode a New York, fedele compagna di notti insonni, la città dove sfarzo e degrado regnano sovrani, che ti mastica e ti sputa se non tiri fuori le unghie, che mi ha reso l’artista e la persona che sono oggi. È anche un’ode alla notte, il momento dove tutte le emozioni si amplificano e ti schiacciano: la tristezza, la solitudine, il desiderio, l’amore».

Caroline Polachek, Desire, I Want To Turn Into You

Dopo gli esordi come membro del duo indie-pop Chairlift e il suo debutto da solista con il camaleontico Pang, Caroline Polachek ha pubblicato quello che a detta di molti può essere considerata la sua vera epifania musicale: il sophomore album Desire, I Want To Turn Into You. Un gioiellino in termini di scrittura, composizione e produzione, capace di mescolare con eleganza e intelligenza generi molto distanti tra di loro e renderli quasi un’opera popolare. Dall’art-pop alla new age, passando per l’elettronica, il celtic folk, il rock e l’alternative, la musicista americana trasporta l’ascoltatore all’interno del suo personalissimo vaso di Pandora scoperchiato e lo fa inserendo nel progetto – curato e prodotto interamente insieme allo storico produttore Danny L Harle – anche delle cornamuse, delle chitarre spagnole e un coro di voci bianche. 

Sam Smith, Gloria

Sam Smith sa fare ancora molto bene il suo mestiere e il suo quinto album in studio – uscito lo scorso gennaio – è il racconto del delicato passaggio d’età che accompagna un uomo di trent’anni e dei momenti bui che è riuscito a superare nell’epoca post-pandemica. Nei suoi testi, Smith scava tra bugie, imperfezioni, passioni e il desiderio di essere sé stesso senza vergogna, timore o preoccupazioni. Registrato tra Londra, Los Angeles e la Jamaica, Gloria vanta il contributo di Kim Petras (nella hit Unholy), Jessie Reyez, Koffee, Cirkut, Jimmy Napes, Ilya, Max Martin e Calvin Harris. Il suo sound, a cavallo tra il pop e l’R&B, è la vera ciliegina sulla torta di un album di cui forse si è parlato troppo poco. 

Studio Murena, WadiruM

Impossibile incasellare il progetto Studio Murena, che in questo 2023 ha lasciato il segno come pochi altri per via delle sue sperimentazioni sonore impeccabili. WadiruM che significa letteralmente “valle della luna” è il punto di partenza per la narrazione di un disco ricco di contaminazioni e featuring dal peso specifico notevole. Basti pensare a Ghemon, Laila Al Habash, Paolo Fresu ed Enrico Gabrielli. Prodotto da Tommaso Colliva, già collaboratore dei Muse, Franz Ferdinand e Damon Albarn, WadiruM conquista perché è capace di osare e di proporre qualcosa di veramente innovativo, sperimentando con il jazz e il rap, unendo metriche affilate a sonorità elettroniche, senza fare un pastrocchio confuso e disordinato. 

Marta Tenaglia, After Verecondia

Marta è una cantautrice, compositrice e producer di grande livello. È una nuova promessa della scuderia di Costello Records, etichetta milanese capace di dare spazio e la giusta attenzione al vasto talento che il mercato musicale italiano sa offrire (basta solo cercare e ascoltare con più attenzione!), e ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella scena contemporanea. Come? Con una scrittura evocativa, una voce suadente e plasmabile a seconda della canzone per cui si presta e un ritmo a metà tra il pop e l’elettronica, in punta di piedi tra l’affermazione di sé e il pudore di cui sa quanto sia sacra e importante la propria identità artistica. Il suo After Verecondia è anche un progetto molto attuale, che ci permette di guardarci allo specchio e porci tutte le domande giuste. 

Troye Sivan, Something To Give Each Other

Tutti avrete sentito almeno una volta la sua hit Rush, ma in questo 2023 ha fatto molto di più. Ha sfornato un disco pop perfetto in ogni sua parte, ricordando i fasti e le sonorità di Charli XCX nel 2014. Unendo sample – tra cui un campionamento di Musica (e il resto scompare) di Elettra Lamborghini – e beat incalzanti, Something To Give Each Other è un esperimento azzeccato per il cantautore australiano, che veniva da un periodo di pausa dalla musica e che recentemente ha conquistato la sua prima nomination ai Grammys 2024. Premete play e non riuscirete più a fermarvi, consumando virtualmente questo album come se fosse in un certo senso un extendend play da discoteca, senza pause o interruzioni.

Birthh, Moonlanded

A soli ventisei anni l’italianissima Birthh vanta un curriculum internazionale eccezionale. Complice la pandemia, che l’ha costretta a vivere a Brookyn (New York) nei mesi più duri della pandemia fino al suo trasferimento definitivo nella Grande Mela, Alice Bisi vanta: due album, diverse partecipazioni a festival come SXSW e Primavera Sound e l’apertura dei concerti di Benjamin Clementine, Imagine Dragons e Nick Murphy. Il suo allunaggio musicale si è verificato lo scorso settembre ed è stata una piacevolissima scoperta. Birthh si racconta con trasparenza, non si prende troppo sul serio e con un sound che si divide tra l’indie-pop e la dimensione più morbida e acustica, traccia uno spaccato di vita del suo presente diviso tra l’Italia e l’America. Tenetela d’occhio.

Kaytranada & Aminè, Kaytraminè

L’unione di due menti creative dirompenti come quelle di Kaytranada e Aminè non poteva che portare alla nascita di Kaytraminè, un disco che è più che altro una fusione delle due personalità dei suoi autori ed interpreti. Il progetto è nato in sole due settimane, dopo aver affittato una casa a Malibù, luogo che sembra aver quasi ispirato le vibes dell’intero disco. L’atmosfera da DJ set si combina al funk scanzonato, il rap passeggia al lato dell’hip hop – quasi come a volerne celebrare i suoi primi cinquant’anni in maniera del tutto non convenzionale – e l’R&B scivola sui beat chill. Nel disco figurano delle vere e proprie leggende, come Snoop Dogg e Pharrell Williams, ma anche Amaarae, Freddie Gibbs e Big Sean.

Thru Collected, Il grande fulmine

Il grande fulmine è una delle belle sorprese di questo 2023, che il collettivo napoletano ha deciso di chiudere in grande stile raccontandosi a ruota libera: la fama, il rapporto con le etichette, le difficoltà che solo questo mestiere e la creatività legata all’essere un artista sa appoggiarti sul capo come una corona. Tuttavia, anche una corona può arrivare a schiacciarti. Lo sanno bene i Thru Collected, che hanno sciorinato un fiume di parole e sonorità al limite della schizofrenia, con trenta tracce che seguono un approccio punk, provocatorio, ribelle e spiccatamente underground. La dimensione audio viene ancora una volta accompagnata da quella video, con un cortometraggio che vi invitiamo a guardare per comprendere meglio questa nuova fase dei ragazzi che, partendo dalla loro Napoli, hanno deciso di prendersi tutto e di non fermarsi più. 

Raye, My 21st Century Blues

Rachel Keen è autrice, compositrice, produttrice e ha una voce da urlo. Una voce che le è stata negata a lungo, per troppo tempo. La firma di un contratto con Polydor Records, l’album Euphoric Sad Songs e poi il buio. Il vuoto. Fino alla rinascita avvenuta proprio con il suo primo debutto totalmente da indipendente. My 21st Century Blues – disponibile anche in versione orchestrale e registrato alla Royal Albert Hall di Londra – è un piccolo capolavoro musicale, che alterna tematiche delicate (dalla violenza sessuale e di genere, alla disforia) a riflessioni taglienti sull’industria muscale, su cosa significhi essere una donna in un tritacarne che ti mastica e poi ti sputa con violenza. È un disco che racconta una storia di emancipazione facendoci accomodare in un fittizio nightclub, salvo essere trasportati in un viaggio quasi da crooner dalla stessa Raye . Al suo interno si uniscono i puntini che collegano un passato travagliato e un presente tutto da ricostruire, mattoncino dopo mattoncino, una fatica dietro l’altra. È un album ambizioso, poderoso e che purtroppo è stato ingiustamente ignorato dalla critica musicale italiana.