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I 50 migliori album d’esordio di sempre

“Definitely Maybe” degli Oasis, “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?” di Billie Eilish, ma anche “Unknown Pleasure” dei Joy Division: i cinquanta migliori esordi della storia
Oasis

Non tutte le cose belle, nascono belle. Basti pensare al bruco e la farfalla. Quante storie di successo sono partite in sordina, senza il favore dei pronostici? Nella storia della musica ci sono band che hanno fatto dischi d’esordio di livello inferiore rispetto a quello che sarebbe maturato poi – il più eclatante è forse Pablo Honey dei Radiohead. Noi però oggi vogliamo raccogliere i cinquanta migliori dischi d’esordio. Alcuni di questi sono stati solo l’antipasto di portate ancor più succulente, mentre in altri casi, sono stati solo dei fuochi d’artificio coloratissimi ma pur sempre destinati a sparire, mangiati dall’oscurità di un cielo stellato. A prescindere dall’epilogo: ecco i cinquanta migliori dischi d’esordio della storia della musica.

Un’iconica celebrazione dell’individualità e dell’energia pop degli anni Ottanta, questo album ha ispirato una generazione, diventando un simbolo di libertà musicale. Include una serie di brani che hanno definito un’epoca, come Girls Just Want to Have Fun – inno dell’empowerment femminile che celebra la gioia e la libertà delle donne – ma anche Time After Time, ballad che ha toccato i cuori di molti con le sue dolci melodie. Qualcuno ha detto hit?

L’album che ha lanciato la carriera del Re del Rock, creando un nuovo modo di fare musica e ridefinendo la cultura popolare. Francamente è impossibile pensare ad un mondo senza l’esistenza di questo diamante purissimo. Chi saremmo senza Elvis Presley di Elvis Presley?

Un viaggio crepuscolare nell’ambiente della musica elettronica sperimentale. Uno di quei dischi – come altri di questo filone che incontreremo nella classifica – che ha sfidato le convenzioni, aprendo la strada a nuove possibilità sonore.

Un omaggio struggente all’amico scomparso Andrew Wood (Mother Love Bone). Questo album unisce il meglio del grunge degli anni Novanta, creando una pietra miliare della musica rock alternativa.

Un debutto straordinario che ci ha introdotto all’incredibile talento di Chrissie Hynde (una delle poche donne a emergere come leader di una band rock in quel periodo). Pubblicato nel 1980, questo capolavoro ha catturato l’attenzione di tutti, grazie a canzoni come Brass in Pocket e Kid, che brillano per la loro potenza e sofisticazione, mescolando il rock con influenze punk e new wave. L’album ha dimostrato che il rock poteva essere potente e allo stesso tempo riflessivo, con testi che esplorano temi di amore e perdita.

Con un’esplosione di rock classico ricco di melodie indimenticabili e una copertina leggendaria, questo album ha ridefinito il suono del rock degli anni Settanta, diventando un pilastro immancabile. Grazie anche (ma non soltanto) alla hit delle hit More Than a Feeling.

Album di elettronica ambiziosa che ha aperto le porte a nuove frontiere sonore, dimostrando che la musica (anche quella profonda ed impegnata) può avere un’anima elettronica. Nell’Olimpo dei dischi di genere.

Un viaggio emotivo attraverso l’oscurità dell’animo umano, questo album ha introdotto il mondo al suono unico dei Tears for Fears, lasciando un segno indelebile sulla musica degli anni Ottanta. Uno potrebbe pensare che siamo di fronte ad un prodotto commerciale, ma niente di più sbagliato. In questo disco c’è tutto: attitudine, tecnica, sperimentazione e orecchiabilità.

Un’esplosione di chitarre e adrenalina, l’album omonimo dei Van Halen ha scritto la leggenda dell’hard rock, aprendo la strada per una nuova era musicale. C’è qualcosa di meglio di un nell’assolo di Eddie? Probabilmente no.

Un viaggio nell’oscurità del trip-hop. Un album che ha ridefinito il suono notturno dei Massive Attack consacrando la fusione suggestiva di elettronica e soul e nel contempo lasciando un’impronta indelebile sulla musica contemporanea.

Un classico dell’indie rock degli anni Ottanta, Murmur è pervaso da una sensibilità unica, con chitarre scintillanti e liriche misteriose che trasportano l’ascoltatore in un viaggio musicale affascinante.

Definitely Maybe ha lanciato gli Oasis nell’Olimpo del rock britannico, con melodie epiche e un atteggiamento da rockstar che ha conquistato il mondo. Forse il picco arriverà con l’album successivo, ma in ogni caso è lotta due. Il resto è francamente imparagonabile: siamo di fronte agli Oasis più ispirati della loro carriera.

Un’icona del rock alternativo, che fonde con maestria il rock e il rap, creando un suono che ha reso i Linkin Park leggendari nel panorama musicale. Inimitabile.

Un pilastro dell’hip-hop e una collezione di liriche affilate – ma anche produzioni rivoluzionarie – che hanno definito un’intera wave di rapper nei decenni successivi. 

Gish è la testimonianza più forte dell’energia e della potenza degli Smashing Pumpkins, che, con le loro chitarre ipnotiche e testi che esplorano le emozioni più profonde, hanno ispirato intere generazioni di rock band.

Un incontro esplosivo tra elettronica sperimentale e melodie coinvolgenti, Moderat affonda le radici nella creatività musicale, creando un mondo sonoro unico e avvolgente. Non è possibile che tu non abbia mai sentito (almeno una decina di volte) A New Error o Rusty Nails.

Un capolavoro dell’era del rock new wave, The Cars è una sinfonia di chitarre cristalline, sintetizzatori ipnotici e melodie orecchiabili. Questo album, con brani come Just What I Needed e My Best Friend’s Girl, è un’opera che cattura l’essenza del suono degli anni Settanta e diventa un’icona del genere, dimostrando che il rock può essere allo stesso tempo sofisticato e accessibile.

Questa è l’opera pionieristica che ha creato il trip-hop. Con campionamenti avvolgenti, ritmi coinvolgenti e testi profondi, ha ridefinito la musica notturna urbana. Un album che cattura mistero e malinconia con l’eterea voce di Shara Nelson. Dopo questo disco, nulla è stato più come prima.

Pubblicato nel 1977, è l’album di esordio di un’artista straordinaria. Con la sua voce unica e la sperimentazione sonora, a soli undici anni Björk ha creato un lavoro che sfida le convenzioni musicali. Le tracce, dalla cover dei Beatles Álfur Út Úr Hól alla sperimentale Jóhannes Kjarval, rappresentano un inizio audace per una carriera eclettica e innovativa. Questo lavoro ha stabilito le basi per il percorso artistico di Björk, un’artista che ha continuato a sorprendere e ispirare il mondo della musica.

Probabilmente il miglior disco del 2019. Un’opera pop oscura e sperimentale pubblicata da Billie e il fratello Finneas, caratterizzata da atmosfere inquietanti e testi che esplorano paure e ansie. Senza ombra di dubbio l’album che più ha ridefinito il pop contemporaneo, portando l’oscurità nella musica mainstream. È stato un punto di svolta per Billie Eilish, ma in generale per tutta la scena musicale perché ha sfidato le convenzioni e ha conquistato un vasto pubblico con la sua creatività. Citare un brano o due sarebbe un affronto a tutti gli altri. Ogni canzone è una hit.

Un’esplosione di rock’n’roll puro. Pubblicato nel 2001, l’album è un inno all’energia cruda e all’individualità. Le canzoni come Last Nite e Someday sono come un richiamo al ribelle interiore di ognuno di noi. L’album ha ridefinito il suono del rock degli anni 2000, portando il genere alle sue radici senza fronzoli. È a tutti gli effetti un classico contemporaneo.

Immaginate un viaggio psichedelico nell’arte pop sperimentale. Vi state avvicinando delicatamente all’esordio musicale degli MGMT. Pubblicato nel 2007, l’album è un’eccitante combinazione di melodie orecchiabili e testi stravaganti. Brani come Electric Feel e Kids hanno catturato l’attenzione degli ascoltatori con il loro suono unico e la loro creatività sconfinata. È un prodotto musicale che ha dimostrato che la musica pop può essere al contempo avventurosa e accattivante. Maturità già dal primo disco ne abbiamo?

The Stone Roses è una perla dell’indie rock degli anni Novanta e probabilmente uno dei più sottovalutati. Questo disco – amato tra gli altri dagli Oasis – è intriso di nostalgia e gioventù. Pubblicato nel 1989, presenta canzoni come I Wanna Be Adored e Waterfall che definiscono l’energia e l’ottimismo dell’epoca. L’album segna uno spartiacque nella storia della musica britannica, che continua a incantare gli ascoltatori con il suo fascino intramontabile.

Homework dei Daft Punk, pubblicato nel 1997, è un album iconico che ha ridefinito il panorama della musica dance elettronica. Con tracce come Around the World e Da Funk, l’album è un mix irresistibile di house, techno e funk, anche per questo ha influenzato in modo duraturo il mondo della musica elettronica, lasciando un segno indelebile nella cultura musicale.

Pubblicato nel 2004, è un’opera intensa che cattura il tumulto delle emozioni umane e il desiderio di connessione. Le canzoni dell’album, tra cui Neighborhood #1 (Tunnels) e Wake Up, sono una miscela di indie rock e musica da camera, con l’energia contagiosa di un ensemble di strumenti che include archi e fiati. Funeral è stato acclamato dalla critica ed è stato un punto di riferimento per l’indie rock degli anni Duemila. È un album che celebra la vita e l’amore, mentre affronta anche il dolore e la perdita. È un’opera che continua a toccare il cuore degli ascoltatori, ricordando loro l’importanza delle emozioni nella musica.

Siamo di fronte ad un’opera che ha portato una ventata di freschezza nella scena musicale. Pubblicato nel 1978, Outlandos d’Amour ha segnato l’inizio di una carriera a dir poco leggendaria. Le canzoni dell’album – tra cui Roxanne e Can’t Stand Losing You – sono un mix travolgente di rock, punk e reggae. La voce unica di Sting, in particolare, ha dato vita a un suono distintivo che è diventato un marchio di fabbrica dei Police. Chi non ama quel timbro sabbiato e potente? Outlandos d’Amour è poi un album ricco di energia e di canzoni orecchiabili. Ha fatto dei Police una delle band più riconoscibili degli anni Settanta e ha stabilito le basi per il loro successo futuro. È un’opera che cattura lo spirito di un’epoca e continua a essere amata da fan di tutte le età.

Successivamente dirà Bono che gli U2 non sono una band da inni. Eppure la trilogia di Eno-Lanois fa credere il contrario. Ma qui siamo nel pullulante post punk del 1980, questo album è il primo passo di una lunga e illustre carriera. Le canzoni di Boy riflettono il senso di scoperta e di sfida tipico della giovinezza. Brani come I Will Follow e An Cat Dubh combinano l’energia della musica punk con la profondità delle liriche, creando un mix affascinante di melodie e testi. Questo album è stato il trampolino di lancio per gli U2, aprendo la strada per successi futuri e il loro impatto duraturo sulla musica rock. È un’opera che ha catturato l’essenza della giovinezza e dell’aspirazione e continua a essere amata dai fan della band in tutto il mondo.

Ci sono band che hanno trovato un sound che è solo loro. Una di queste band è i Cigarettes After Sex. L’album in questione è un’immersione nell’intimità e nella malinconia, tra riverberi lunghissimi e vibes sognanti. Pubblicato nel 2017, è un lavoro che cattura l’essenza di una notte senza fine, sospesa tra il desiderio e la saudade. Le canzoni contenute in questo album sono come riflessioni malinconiche su amori perduti e momenti congelati nel tempo. La voce suadente del cantante Greg Gonzalez si fonde con la musica eterea, creando un’atmosfera unica (ma per davvero). Questo album è un’opera che dunque non poteva che affascinare ascoltatori di tutto il mondo, specie quelli che cercano sempre nuovi metodi espressivi, con la sua sensibilità e la sua bellezza evocativa. È la colonna sonora perfetta per chi cerca momenti di riflessione e romanticismo, tra emozioni profonde e ricordi struggenti.

Please Please Me dei Beatles è la finestra che si apre per tutti noi sulla beatlemania della prima ora. Questo album, pubblicato nel 1963, è il debutto in studio della leggendaria band britannica e segna l’inizio di una carriera musicale senza precedenti. Chiaramente, nei lavori successivi si raggiungeranno livelli ben più alti, ma un Picasso è sempre un Picasso, no? Ecco, diciamo che un Beatles, è sempre un Beatles. L’album, in ogni caso, è un concentrato di melodie orecchiabili e canzoni pop energiche. Tracce come I Saw Her Standing There e Love Me Do catturano la freschezza e l’entusiasmo della giovinezza, mentre la voce di John Lennon e Paul McCartney si intrecciano in modo magico. Please Please Me ha lanciato la febbre dei Beatles in tutto il mondo ed è stato il punto di partenza di una carriera straordinaria. Questo album è dunque una pietra miliare nel panorama della musica pop e rock, un classico senza tempo che continua a essere amato da fan di tutte le età, pur non essendo neanche sul podio dei dischi della band di Liverpool.

My Generation. The Who. Potremmo anche non argomentare tenendo conto di ciò che questo disco ha rappresentato per la storia della musica. Ma proviamo a scrivere due parole senza sfociare nel banale (sarà molto difficile). Questi signori è un inno generazionale, un’esplosione di gioventù e ribellione musicale. Pubblicato nel 1965, è un’opera iconica che ha catturato lo spirito dei giovani degli anni Sessanta. Con il suo famoso verso “Hope I die before I get old” (“Spero di morire prima di invecchiare”), la title track è diventata un canto simbolico per chi viveva in quegli anni la propria gioventù ed era in cerca di identità e sfida. La musica degli Who, con le chitarre potenti di Pete Townshend e la voce carismatica di Roger Daltrey, è una dichiarazione di indipendenza e desiderio di cambiamento. My Generation è diventata una delle canzoni più riconoscibili e amate nella storia del rock proprio per la sua visceralità. Può la musica plasmare la cultura giovanile? La risposta (quasi scontata) è in questo album.

L’album d’esordio e omonimo dei Ramones è come un’esplosione di energia punk rock. Pubblicato nel 1976, è un capolavoro che ha contribuito a definire il suono del punk e ha avuto un impatto duraturo sulla musica rock. Con canzoni brevi, veloci e cariche di adrenalina come Blitzkrieg Bop e I Wanna Be Your Boyfriend, i Ramones hanno creato un album che è una dichiarazione di intenti. La loro musica è semplice ma potente, con chitarre e testi diretti. L’identikit del disco punk perfetto potrebbe discostarsi ben poco da questo esordio col botto e senza compromessi.

Illmatic di Nas, rilasciato nel 1994, è spesso considerato uno dei più grandi capolavori dell’hip-hop di tutti i tempi. Con la sua abilità di storytelling e le rime affilate, Nas ci regala una testimonianza storica dettagliatissima della vita nei quartieri difficili di New York. Le sue parole sono come poesie urbane e tratteggiano un mondo fatto di speranza, lotta e sopravvivenza. Illmatic è un’opera che rappresenta la quintessenza dell’hip-hop degli anni Novanta, con produzioni musicali eccezionali e testi che esplorano la vita in tutte le sue sfaccettature. È un album che continua a essere celebrato per la sua autenticità e influenza duratura nella cultura hip-hop. Nas, what else?

Questo album – pubblicato nel 1998 – è una fusione magistrale (forse definitiva) di hip-hop, soul e R&B. Lauryn Hill affronta temi profondi come l’amore, l’autenticità, e la sua visione del mondo in modo straordinariamente onesto e toccante. Le canzoni come Doo-Wop (That Thing) e Ex-Factor sono espressioni di vulnerabilità e forza, sostenute dalla sua voce potente. Il disco è un’opera di profonda introspezione e auto-empowerment, e ha vinto numerosi premi, (tra cui diversi Grammy). The Miseducation of Lauryn Hill è molto più di un album R&B, dunque; è un capolavoro che non conosce etichette e che continua a ispirare artisti e ascoltatori, facendo una masterclass a tutti su cosa siano maestria musicale e onestà emotiva. Semplicemente Lauryn Hill.

Marquee Moon di Television è una notte vibrante a New York City. Un’opera musicale intrisa di energia e sperimentazione. La band, con le chitarre intricate di Tom Verlaine e Richard Lloyd, ha creato un album che sfida i confini del rock e diventa seminale. Un vero game changer. Le canzoni di Marquee Moon sono come lunghe conversazioni musicali, con assoli di chitarra che si estendono in lunghe progressioni e ritmi complessi. Il titolo stesso dell’album evoca l’immagine di un’insegna luminosa che guida l’ascoltatore attraverso una notte senza fine. Questo album è un capolavoro del rock alternativo degli anni Settanta, senza diritto di replica. È noto per il suo spirito avventuroso e la sua attitudine sperimentale, continua ad essere celebrato per la sua originalità e il suo impatto duraturo sulla musica rock.

Uno dei dischi più rilevanti ed ispirati della storia del grunge. Indubbiamente il capolavoro della band di Seattle. Basterebbe elencare i brani per rendersi conto di quale perfezione stiamo commentando. Vedder e soci mettono al mondo un poema distorto in cui la voce profonda e graffiante del frontman si siede su una culla di chitarre e fill incessanti di batteria infarciti di ghost notes di tom e rullante. Ci sono anche; un basso martellante, le acustiche (che diventeranno centrali nella produzione di Eddie Vedder solista) e molto altro, per un disco leggendario uscito nell’illuminato 1991.

Questo album di Aphex Twin è probabilmente come provare per la prima volta il teletrasporto. Poco da fare o da dire: siamo di fronte ad un’esperienza di ascolto che sfida la concezione tradizionale della musica. Pubblicato nel 1992, è infatti un’opera che abbraccia l’atmosfera e la sperimentazione. Le tracce dell’album sono come paesaggi sonori, che creano immagini mentali ed emozioni senza l’uso delle parole. I suoni elettronici di Aphex Twin si intrecciano in modi imprevedibili, creando un senso di mistero e stupefacente meraviglia. Selected Ambient Works 85-92 è pionieristico nell’ambito dell’ambient music, una dimostrazione della genialità di Aphex Twin nel plasmare il suono per poi consegnarlo all’ascoltatore. È un album che sfida, porta fuori dalla comfort zone. Una esplosione cosmica fatta di purezza granulare e di astrazione sonora.

Grace è come una melodia sospesa nell’etere, un’opera musicale che incanta e commuove. Jeff Buckley, con la sua voce angelica e la sua maestria chitarristica, ha creato un album senza tempo, una perla preziosa nel panorama musicale degli anni Novanta. Le canzoni di Grace sono una commistione di emozioni intense, dall’introspezione struggente di Hallelujah alla passione di Lover, You Should’ve Come Over. L’album è un viaggio nell’anima umana, un’esplorazione dell’amore, della perdita e della bellezza. La voce di Jeff Buckley è un faro che guida gli ascoltatori attraverso le acque profonde dell’esperienza umana. Questo disco è una testimonianza della sua straordinaria arte e sensibilità, nonché un’opera che continua a toccare il cuore di chiunque l’ascolti.

Ready to Die di The Notorious B.I.G., rilasciato a metà degli anni Novanta, è un autoritratto profondo e crudo, un’istantanea che raccoglie l’anima di un rapper leggendario. Questo album è un racconto urbano oscuro e avvincente che cattura la realtà delle strade di Brooklyn. Con il suo stile di rap eloquente e la sua voce distintiva, Biggie ci restituisce un racconto vivido della vita nelle zone urbane difficili già a primo ascolto, affrontando temi di violenza, successo e sopravvivenza. Brani come Juicy e Big Poppa diventano inno alla resilienza e all’ascesa da situazioni difficili. Ready to Die è molto più di un album rap; è un’opera narrativa che getta una luce cruda sulla vita nel quartiere, e l’onestà delle parole di Christopher George Latore Wallace – questo il suo vero nome – ha colpito nel profondo gli ascoltatori di tutto il mondo. Questo album ha cementato la reputazione di The Notorious B.I.G. come uno dei migliori rapper di tutti i tempi e continua a essere una pietra miliare nel panorama del rap.

Nel mondo dell’arte musicale, poche opere possono essere paragonate all’album Horses di Patti Smith, una perla scintillante nel panorama musicale degli anni Settanta. Questo disco, rilasciato nel 1975, è come un’epica ballata rock, una poesia sonora che cattura l’anima e la ribellione dell’epoca. Le parole profonde e passionali di Patti Smith si fondono con la sua voce carismatica, creando un’esperienza d’ascolto che è allo stesso tempo un grido di protesta e una celebrazione dell’individualità. Canzoni come Gloria diventano inni di una generazione in cerca di verità e libertà. Horses è più di un album; è un’avventura poetica e musicale che affronta temi di identità, desiderio e speranza. Patti Smith, con la sua audacia, ha scritto un capitolo indelebile nella storia della musica rock, un’opera che continua a ispirare la ricerca di significato e di autenticità.

Oggi innestare scratch e chitarre rock non ci fa più un grande effetto. Ma agli albori degli anni ottanta questo frankestein (nato dalle mani di Rick Rubin), così street e al contempo così universalmente apprezzabile, aveva veramente contagiato tutti. Un prodotto ibrido e nuovo che avrebbe aperto le porte alla wave crossover dell’hip hop anni Novanta. Avete già riconosciuto una batteria dei Led Zeppelin oppure una chitarra dei Black Sabbath all’interno di Licensed To III? Beh, siete solo alla punta dell’iceberg.

L’album omonimo The Smiths, pubblicato nel 1984 è considerato − a ragione − un classico del rock alternativo e ha svolto un ruolo significativo nell’ambito della musica indipendente degli anni Ottanta. L’album presenta la distintiva voce di Morrissey e le chitarre jangly di Johnny Marr. Le canzoni affrontano temi come l’alienazione, la solitudine e la complessità delle relazioni umane, come d’altronde avverrà con in tutta la discografia della band. Tra i brani più noti dell’album ci sono This Charming Man, Hand in Glove e What Difference Does It Make? The Smiths è un esempio di come il gruppo sia riuscito a combinare testi intelligenti e malinconici con arrangiamenti musicali accattivanti, che poi è la contro intuitiva caratteristica del progetto. Questo album ha contribuito a consolidare la reputazione della band come una delle più importanti e influenti del panorama musicale degli anni Ottanta.

In questa classifica sono presenti dischi di oggettivo valore ma che non rappresentano il punto più alto della curva di una band. Per certi versi: buon per loro. Purtroppo non è questo il caso dei Guns N’ Roses, che con il loro disco d’esordio fanno tutta la differenza, alzano (forse troppo) l’asticella, dettano un passo troppo veloce perfino per loro stessi. Mettono una linea, insomma – quella del loro tempo migliore – che in nessun giro successivo del circuito riusciranno ad avvicinare. Insomma: esistono best of di band molto più grandi, con all’interno meno hit (nella sua accezione più nobile). Se girate quella copertina, leggete la tracklist, e non conoscete a memoria almeno otto dodicesimi del disco, sono curioso di sapere in quale pianeta del sistema solare siete vissuti nell’ultimo mezzo secolo.

La transizione tra hard rock ed heavy metal, perlomeno per il grande pubblico, è avvenuta grazie ai Black Sabbath, e dunque con il loro omonimo album d’esordio. Questo sarebbe già sufficiente ad incorniciare questo capolavoro. Ma in aggiunta dedichiamo qualche parola al sound dei Sabbath, già abbastanza definito, ricco di riferimenti al gotico (il primo brano, omonimo al disco e alla band, inizia con pioggia, tuoni e rintocchi di campane). Ozzy, al netto di tutte le sue difficoltà tecniche, mette in scena una lunga performance struggente e nel contempo disturbante. Il riff di N.I.B. è storia del rock nonché prova generale di quel che poi ascolteremo nei successivi dischi cult.

La transizione tra hard rock ed heavy metal, perlomeno per il grande pubblico, è avvenuta grazie ai Black Sabbath, e dunque con il loro omonimo album d’esordio. Questo sarebbe già sufficiente ad incorniciare questo capolavoro. Ma in aggiunta dedichiamo qualche parola al sound dei Sabbath, già abbastanza definito, ricco di riferimenti al gotico (il primo brano, omonimo al disco e alla band, inizia con pioggia, tuoni e rintocchi di campane). Ozzy, al netto di tutte le sue difficoltà tecniche, mette in scena una lunga performance struggente e nel contempo disturbante. Il riff di N.I.B. è storia del rock nonché prova generale di quel che poi ascolteremo nei successivi dischi cult.

L’album omonimo dei Led Zeppelin, pubblicato nel 1969, è come un viaggio epico attraverso le terre incontaminate del rock & roll. È l’aurora di una leggenda musicale, un album che ha acceso il fuoco della creatività e dell’innovazione per centinaia, forse migliaia di band in tutto il mondo. Le chitarre ardenti di Jimmy Page, la voce incantatrice di Robert Plant e il ritmo incessante di John Bonham e John Paul Jones si fondono in una sinfonia selvaggia di note e passione. Canzoni come Dazed and Confused sono a tutti gli effetti dei viaggi attraverso panorami sonori inesplorati, mentre Communication Breakdown è un’esplosione di energia pura. Led Zeppelin è un’opera d’arte che ha catturato l’anima ribelle dei giovani degli anni Sessanta e rappresenta l’inizio di un’odissea musicale che avrebbe influenzato generazioni di musicisti e reso i Led Zeppelin dei veri e propri pionieri del rock & roll.

Wikipedia, alla voce “genere”, riporta: rock psichedelico, acid rock, blues rock. Tutto vero, ma limitato. Se esiste una band che non ha un genere di appartenenza, beh quella band ha come frontman Jim Morrison. The Doors è un disco che viaggia e fa viaggiare, un progetto che raccoglie sei brani che non raggiungono i tre minuti e due che superano i sette (The End, che peraltro è forse il brano più intimo della band, non raggiunge per poco i dodici). Un disco che suona per forza di cose vecchio, ma di una vecchiaia elegante e sensuale. Mai scaduto, ma eterno e forse, oserei dire: fuori dal tempo.

John o Paul? Paul o John? Questo è da sempre il dilemma di fan e non dei Beatles. La verità è che non c’è da decidere nulla, ma semplicemente è necessario godersi la loro infinita dose di ispirazione e lungimiranza artistica – dentro e fuori dalla band. È il caso di questo album d’esordio che disarma per il suo minimalismo. Si possono ancora scrivere delle liriche profonde in forma di piccole filastrocche per una madre ed un padre? Oppure scrivere un brano come God, in cui si celebra l’amore cinico ed egoistico verso sè e verso la propria compagna di vita? Non solo la risposta è sì, ma la natura apparentemente semplice della penna di John, come anche la natura degli arrangiamenti (spesso piano, voce, e poco altro) rendono questo prodotto il vero compendio della canzone. Un prodotto che è a tutti gli effetti una pietra miliare immancabile.

L’album omonimo dei Rage Against the Machine è come un’esplosione di energia e protesta musicale. Pubblicato nel 1992, è una dichiarazione di ribellione e rabbia contro le ingiustizie sociali e politiche del suo tempo. Con la voce ruvida di Zack de la Rocha e le chitarre ribelli di Tom Morello, l’album è una fusione di rap, rock e funk che cattura l’attenzione dell’ascoltatore fin dalla prima traccia. Brani come Killing in the Name e Bullet in the Head sono manifesti di protesta, con testi che sfidano l’oppressione e la corruzione. Questo album è stato una pietra miliare nel genere rap metal e ha contribuito a definire il suono degli anni Novanta al pari di Nevermind o (What’s the Story) Morning Glory?. La sua potente combinazione di musica e messaggio politico lo rende un album iconico che continua a ispirare coloro che cercano di cambiare il mondo attraverso la musica e l’attivismo. Post scriptum: una delle cover più discusse ed eclatanti di sempre.

Indubbiante un disco storto, disturbante, malato. Un trattato di sound per i posteri. Scritto a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, rappresenta il mix perfetto tra ciò che era e ciò che sarebbe stato. La summa teologica del post punk. Closer riuscirà per certi aspetti a limare certe imperfezioni, ma la grandezza di Unknown Pleasure sta proprio nell’imperfetto. Ian Curtis, che prende in prestito la voce di Sinatra, crea un brano sul male dell’amore tossico (Love Will Tear Us Apart) e lo trasforma in una ballata generazionale. I synth e le chitarre elettriche coesistono, dando vita ad un suono graffiante e epico, ora nitido, ora etereo.

Il disco perfetto sotto ogni punto di vista: testi sublimi portano il focus su tematiche profonde: dall’eroina (Heroin) alla dominazione sessuale (Venus in Furs). Il sound è sperimentale, ma allo stesso tempo digeribile, cantabile. Un disco che ebbe qualche problema di vendite all’inizio, in parte per via della costosa lavorazione necessaria per produrre l’iconica cover con la banana da sbucciare, ideata da un certo Andy Warhol. Un prodotto sofisticato ma destinato alle masse, in pratica: l’eccellenza.