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Eminem, in “Revival” la mancata rinascita americana

Dopo interminabili attese, Revival di Eminem è finalmente fuori. Quello del rapper del Missouri è sicuramente uno degli album più attesi dell’anno e dopo annunci, rumors e probabili date è arrivato, ma si sa: i migliori si fanno sempre attendere.

L’ormai quarantenne Marshall ci ha sempre abituato a dei capolavori e questa volta non è stato da meno. Nel suo Revival (prodotto da Dr. Dre e Rick Rubin) trovano posto il pop, il rock, un pizzico di trap e l’inconfondibile hip-hop che sempre lo ha caratterizzato e fatto amare da tutti. Ogni canzone selezionata è curata con estrema meticolosità al fine di raccontare, come solo Eminem sa fare, la mancata rinascita americana. In questo album trova posto ogni genere di sentimento e stato d’animo; in Walk on Water, in collaborazione con Béyonce, ci sono i dubbi e le paranoie che attanagliano l’artista, così come in Believe, legata alla prima per argomenti trattati, ma con una sonorità più contemporanea rispetto a quelle a cui ci ha ormai abituato la scena rap.

Non mancano gli attacchi politici, già presentati in passato con la canzone White America e poco prima del rilascio del disco con un freestyle contro il neopresidente americano Trump. Le tracce Untouchable e Like Home sono un concentrato di disprezzo nei confronti della politica del primo cittadino statunitense. Ma non solo con il presidente, Eminem si scaglia senza pietà anche contro la first lady e la giovane figlia.

Pentimento e recriminazione sono invece gli argomenti trattati in River, che vede la collaborazione con Ed Sheeran. «Ero in Australia dove Russel Crowe ha una grande fattoria con uno studio di registrazione – racconta il cantautore inglese – A un certo punto ricevo una mail da Paul Rosenberg, il manager di Eminem, che dice “Stiamo cominciando a mettere su l’album, mandaci qualche idea”». E così è nata River, nella fattoria australiana di Russel Crowe. Ed Sheeran dice di aver scritto la canzone come se avesse sempre saputo cosa scrivere se avesse collaborato con Eminem.

Per i fan che amano il vecchio Slim Shady nessuna paura, in questo album si possono trovare due tracce che suonano come un ritorno al passato; stiamo parlando di Remind Me e Framed. La prima canzone mette in luce il lato più sessuale e arrapato dell’artista, ma a differenza dei brani dell’artista che trattavano il medesimo argomento, qui non siamo in presenza di misoginia. La seconda traccia invece presenta un testo più violento e crudo in cui spiega come farla franca dopo aver commesso un omicidio.
Come in ogni suo album, anche in Revival Eminem ha trovato lo spazio per raccontare dei demoni con i quali costantemente vive. E lo fa in Castle, canzone che ricorda una delle canzoni più importanti e caratterizzanti dell’artista, Stan. Lo stile è il medesimo, si tratta di una raccolta di lettere, ma a differenza della precedente canzone, in Castle è Marshall stesso l’autore delle lettere, tre per l’esattezza, tutte rivolte a sua figlia Hailie. Arose – che è un po’ un continuo del brano precedente – racconta invece della sua dipendenza dai farmaci e dell’overdose da metadone che nel 2007 lo portò ad un passo dalla morte, proseguendo poi con il rapper che parla alla sua famiglia e a Proof, il fedele amico scomparso nel 2006, al quale aveva già dedicato altri lavori come Difficult, You Never Over e Living Proof, per concludersi con il suono di uno sciacquone, che segna la fine di Revival.

Malgrado ciò l’album è tutt’altro che una cagata, siamo anzi di fronte ad un piccolo grande capolavoro. Di certo uno degli album meglio riusciti del 2017. Revival è già storia.

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