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I dieci minuti che hanno scritto la storia dei Beatles

Il 1969 è stato un anno fondamentale per la storia della musica: da un lato, negli Stati Uniti, Woodstock aveva fatto emergere la cultura hippie e di conseguenza il rock psichedelico, quello dei Grateful Dead e dei Jefferson Airplane per intenderci, dall’altro, nel Regno Unito, i Rolling Stones e Joe Cocker uscivano con due dischi destinati a diventare due pietre miliari del blues rock inglese. Ed è sempre in quell’anno che i Beatles di John Lennon incisero i diciassette brani di Abbey Road, il disco più variegato dell’intera libreria musicale della band di Liverpool. Uscito il 26 settembre, Abbey Road non è l’ultimo album dei Beatles, lo sarà invece Let It Be pubblicato l’anno seguente, ma fu l’ultimo che John, Paul, George e Ringo incisero insieme. Il tutto fu registrato tra aprile e agosto in tre diversi studi di Londra: gli Abbey Road Srudios, l’Olympic Studio e i Trident Studios.

Un lavoro monumentale che riesce a coniugare l’hard rock (già sperimentato dai Beatles nel disco precedente, White Album, con Helter Skelter), il progressive e il pop. Va detto, non stiamo parlando del lavoro in studio migliore dei Fab Four anche se senza alcun’ombra di dubbio stiamo parlando del disco più iconico della storia del rock. Ebbene sì, chi non ha stampata nella mente quella copertina? Quello scatto che ritrae i fantastici quattro di Liverpool attravesare la via di Westminster? Un’opera d’arte che porta un nome e cognome, quello di Ian Macmillan. È l’8 agosto 1969 quando, in bilico su una scala in mezzo alla strada, Macmillan immortala la scena con la sua Hasselblad mentre i Beatles vanno avanti e indietro lungo le strisce pedonali: dei sei scatti la EMI sceglie il quinto dove i quattro sono ben allineati. Il resto è storia.

L’idea iniziale non consisteva però nell’essere immortalati sulle strisce della via londinese, bensì i Beatles avrebbero dovuto prendere un aereo privato, volare ai piedi del Monte Everest (il disco si sarebbe dovuto chiamare Everest), scattare una fotografia e tornare alla base. Un lavoro dispendioso che portò Paul McCartney ad avere una brillande idea: uscire e fare uno scatto proprio lì, a due passi dallo studio dove l’album fu registrato (dieci i minuti totali concessi dalla sicurezza per il servizio fotografico). Per festeggiare i 51 anni del disco, vi riproponiamo il video del ritorno di Paul McCartney ad Abbey Road, questa volta però con le scarpe, ha fatto giustamente notare un fan ricordando lo scatto originale in cui Paul appariva scalzo per uno dei tanti indizi che contribuirono alla leggenda riguardo alla sua morte.

I Beatles celebreranno il cinquantesimo anniversario di Abbey Road con una serie di edizioni particolarmente curate in uscita in tutto il mondo il 27 settembre 2019 per Universal Music. Disponibili da oggi in preorder, i diciasette brani dell’album vengono presentati con un nuovo mix del produttore Giles Martin e di Sam Okell, in stereo, stereo in alta risoluzione, 5.1 surround e Dolby Atmos, a cui sono state aggiunte oltre ventitré tracce tra sessioni di registrazione e demo, la maggior parte dei quali era rimasta finora inedita. «Il viaggio dei Beatles nella registrazione si sviluppò attraverso tornanti e svolte, curve formative e percorsi interessanti. Eccoci qui ad ammirare ancora tutta quella magia», ha affermato McCartney nella sua prefazione per le nuove edizioni.

Questa è la prima volta che Abbey Road viene remixato e pubblicato con l’aggiunta di sessioni di registrazioni e demo. Queste ampie nuove edizioni seguono il successo di quelle realizzate per Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band e White Album, uscite rispettivamente nel 2017 e 2018. Per creare il nuovo mix stereo, il 5.1 surround e il Dolby Atmos, Martin e Okell hanno lavorato con un esperto team di ingegneri e specialisti del restauro del suono agli Abbey Road Studios. Tutti i nuovi formati di Abbey Road contengono il nuovo stereo mix, realizzato direttamente partendo dalle otto tracce dei nastri originali. Nella produzione del nuovo mix, Giles è stato guidato dal mix stereo originale supervisionato dal padre George Martin.