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“King Richard”: il segreto delle Williams, con un Will Smith da Golden Globe

“Stay hungry, stay foolish” è il più famoso estratto di un celebre discorso tenuto dal volto di Apple nel 2005 all’Università di Stanford. Affamato e folle sono due aggettivi che ben descrivono Richard Williams, padre di cinque figlie due delle quali, Venus e Serena, saranno capaci di conquistare trenta tornei del grande slam e 122 del circuito WTA, cambiando per sempre la storia del tennis. Ma questa pellicola non è dedicata tanto alle imprese delle due tenniste quanto piuttosto al sogno di un padre che dal primo momento che le due ragazze hanno impugnato la racchetta ha capito di avere per le mani non il prossimo bensì «le prossime due Michael Jordan», come avrà modo di affermare.

King Richard, così lo chiamano tutti, interpretato da un Will Smith da Golden Globe, ha un dettagliato Piano di 78 pagine per rendere le sue bambine due campionesse assolute e non permetterà a niente e nessuno, per quanto ricco e affermato, di ostacolarlo. Gli umili mezzi a disposizione della famiglia, che sembrano precluderle un futuro roseo, sono ampiamente compensati dalla fede incrollabile dell’uomo nei suoi metodi e da un’incredibile faccia tosta.
Il tennis notte e giorno, con la calura estiva e la pioggia autunnale scandisce le giornate dei Williams: la prima preoccupazione del padre è quella che lo sport possa innanzitutto sottrarre le sue ragazze alle violente strade di Compton, umile sobborgo di Los Angeles. Serena e Venus «non faranno la fine della Capriati» ma saranno pronte a reggere la pressione del circuito professionistico e, in qualità di afroamericane in uno sport dominato da bianchi facoltosi, saranno anche due perfetti modelli per bambine e bambini di ogni latitudine: sempre umili, intelligenti e disponibili.

I vagheggiamenti di papà Richard cominceranno a mostrarsi in tutta la loro concretezza quando Venus a soli 14 anni si troverà al cospetto dell’allora numero uno del mondo: Arantxa Sanchez-Vicario. La pellicola di Reinaldo Marcus Green si inserisce all’interno del sempre più vivace segmento cinematografico delle biografie sportive dedicate allo sport con la racchetta (Borg McEnroe, La battaglia dei sessi) occupandovi però una posizione peculiare, descrivendo non direttamente la parabola di un campione quanto il cieco ottimismo, solo a tratti un po’ melenso, di un padre sfacciato e visionario.