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“In acque profonde”: un buon Ben Affleck, ma senza colpi di scena

Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, già autrice di Carol e Il talento di Mr. Ripley, In acque profonde è una produzione Amazon Studios che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Adrian Lyne. Il regista torna sul terreno a lui più agevole e conosciuto, i thriller erotici, dopo Lolita del 1997, Proposta indecente e l’immortale Attrazione fatale. Se ci aspettiamo un film capace di reggere la tensione come questo siamo però fuori strada. Ne In acque profonde troviamo Ana de Armas e Ben Affleck nei panni dei coniugi Melinda e Vic Van Allen, in una relazione arrivata ormai ai ferri corti a causa delle continue scappatelle di lei.

Anziché risolvere i propri problemi dialogando, i due passano gran parte del tempo lanciandosi frecciatine e provocazioni che inaspriscono ben presto la situazione. Vic infatti giunge al limite e decide di eliminare il problema alla radice, in maniera definitiva e a modo suo. Ben Affleck torna ad affrontare una storia molto simile a quella di Gone Girl, grazie anche alla sceneggiatura (curata da Sam Levinson) e alla fotografia; il film di Lyne tuttavia non riesce a reggere un eventuale paragone, in quanto non ha lo stesso ritmo incalzante e ingrana totalmente soltanto da metà. Si può comunque ritrovare l’ispirazione del regista, che dà una dimostrazione davvero di spessore del proprio talento e della propria abilità, nel lungometraggio di Fincher e in quello di Zemeckis Le verità nascoste, grazie alla presenza costante dell’acqua.

Neanche quei colpi di scena che dovrebbero lasciarci con il fiato sospeso convincono più di tanto, risultando a volte addirittura scontati. Ciò nonostante, In acque profonde non è un brutto film: le pellicole brutte sono altre. Questo lungometraggio infatti risulta alla fine ben diretto, addirittura ben scritto e le interpretazioni sono convincenti, riuscendo a far percepire allo spettatore la tensione sempre più crescente ed esasperante nella coppia di protagonisti. Semplicemente, forse, quando si ha sulle spalle un fardello come quello dell’attrazione fatale tra Glenn Close e Michael Douglas viene difficile eguagliare le aspettative e fare un ritorno in scena in grande stile, seppur decisamente dignitoso.