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“Glass Onion – Knives Out”, quando il sequel è meglio dell’originale

Rian Johnson non cade nella trappola del già rivisto. Anzi, con “Glass Onion – Knives Out” – e con un cast stellare guidato da Daniel Craig e Edward Norton – riesce persino a fare meglio dell’ultima volta.

A distanza di tre anni da Cena con Delitto – Knives Out, il detective Benoit Blanc di Daniel Craig torna sul grande schermo con Glass Onion Knives Out. Il film si apre con una lunga sequenza su dei misteriosi blocchi di legno inviati a un gruppo di cari amici dallo stesso mittente, il loro amico miliardario Miles Bron (Edward Norton). Nessuno di loro riesce a capire di cosa si tratta così avviano una chiamata collettiva (resa in un dinamico split screen) per venire a capo dell’enigma. Tutti insieme riescono ad aprire il blocco di legno e, dopo aver risolto diversi rompicapo, scoprono al suo interno un invito di Miles sulla sua isola privata in Grecia per passare un weekend all’insegna dal mistero. Gli invitati dovranno infatti ingegnarsi per risolvere l’omicidio dello stesso Miles, il quale ha meticolosamente organizzato una teatrale e proverbiale cena con delitto. Tra gli invitati, a sorpresa, ci sarà ovviamente anche il detective Benoit Blanc, la cui presenza si rivelerà fondamentale nel momento in cui le morti diventeranno inaspettatamente reali.

Fin qui il film rischiava di essere non solo l’ennesima riproposizione del classico delitto a porte chiuse ma addirittura uno scopiazzamento del suo ben riuscito predecessore. Rian Johnson riesce invece a rinfrescare il genere, giocando e destrutturando i suoi cliches proprio come fece in Cena con Delitto – Knives Out, ma comunque in modo diverso. C’è da dire, e questo può essere legato al gusto personale, che il primo capitolo risulta essere molto più complesso e ramificato, sebbene in entrambi i film alla fine, come dice lo stesso Blanc, la verità si nasconda proprio in bella vista. I tempi dilatati – due ore belle piene – non appesantiscono la visione perché totalmente funzionali alla struttura narrativa. Infatti, verso la metà, la narrazione letteralmente inverte il senso di marcia, riportandoci con un lungo flashback a poche settimane prima dell’arrivo sull’isola. Questo è con ogni probabilità l’espediente più interessante perché anticipa il caratteristico “spiegone” del genere, facendo sì che si sviluppi durante la seconda metà del film. Se nel precedente Knives Out potevamo trovare indizi, formulare ipotesi ed eravamo continuamente raggirati dalla trama ingarbugliata, in Glass Onion rimaniamo al buio per molto tempo, senza possibilità di avanzare teorie, giuste o sbagliate che siano, finchè la rivelazione nel mezzo ci mette di fronte alla banalità del crimine. Siamo dunque di fronte a una coppia di film molto simili tra loro ma al tempo stesso estremamente differenti, e questo sforzo di diversificazione non può che essere lodato.

Sia l’eccentrica famiglia del primo film che il gruppo di amici nel secondo sono mossi dal denaro dell’uomo facoltoso, ma in questo secondo capitolo il patrimonio immenso del tech billionaire rende tutti schiavi, tanto i suoi amici quanto sé stesso. In Glass Onion la riflessione sulla corruzione dei rapporti interpersonali a causa del potere economico e del successo individuale raggiunge un livello superiore e permette di approfondire le dinamiche del gruppo in senso collettivo, abbandonando totalmente l’espediente dell’interrogatorio a tu per tu che aveva caratterizzato buona parte di Knives Out. Anche in questo caso siamo di fronte a un cast eccezionale. Oltre ai già citati Norton e Craig, c’è anche una brillantissima Janelle Monáe in un ruolo da protagonista, per non parlare delle ineccepibili performance di Kate Hudson e Dave Bautista. Pensando anche al prestigio del cast, è d’obbligo sottolineare che entrambi i film godono dello stesso budget – 40 milioni – in questo secondo caso gestito in maniera nettamente superiore data la bellezza dell’ambientazione, che, seppur sempre impeccabile, nel precedente mancava della spettacolarità data dalle scenografie di Rick Heinrichs.