Restare fedeli a sé stessi senza privarsi della libertà di sperimentare: se dovessi riassumere in una frase QVC 10 di Gemitaiz sarebbe senza dubbio questa. Gem che “non cambia maglia come Totti” ci ricorda ancora una volta in questo decimo capitolo della saga di mixtape di come (a dispetto dell’evoluzione artistica) resti fondamentale nella sua poetica il principio di fedeltà all’hip-hop. QVC rappresenta da sempre Gemitaiz al cento per cento, nelle sue molteplici sfaccettature: quella più purista che si rifà al rap dell’old school ma anche quella più melodica che si attiene alla libertà di sperimentazione. Nonostante l’inevitabile evoluzione decisa dalle questioni di copyright, le basi americane che “non escono più” e le produzioni inedite (in questo articolo ripercorriamo la storia dei QVC) il progetto non perde neppure in questo decimo episodio la sua essenza primordiale e in un’industria musicale in cui si “cambia genere al secondo disco” non era affatto scontato.
QVC 10 è un melting pot di stili in cui l’hip-hip la fa da padrone, si passa dallo storytelling più classico come in La merce più buona e Restiamo soli a pezzi più melodici come La Ballata del dubbio pt.4 e Colpevole fino ad arrivare a brani più marcatamente rap come Coppa Italia e Hip Hop Snippet. Il disco, che conta in totale ventidue pezzi, riflette in tutto e per tutto la poliedricità di Gemitaiz, anello di congiunzione tra le tracce con i suoi flow e le sue produzioni (ben cinque). Insomma, un blockbuster travestito da b-movie: nonostante sia un mixtape il disco vanta la presenza di alcuni tra gli artisti più rappresentativi della scena attuale come il solito MadMan, le vecchie conoscenze di QVC Emis Killa, Fabri Fibra, Jack the Smoker, Nayt, Ketama126, Franco126, Ensi e Vegas Jones ma anche due pesi massimi come Jake la Furia e Guè, e ancora Yung Snapp, MV Killa, Massimo Pericolo, Lil Kvneki e Nerone, oltre che due featuring esteri Rome Fortune e JAY1.
Tutti promossi gli ospiti dell’album, featuring e producer (un aspetto non banale soprattutto in un disco di ben ventidue tracce), a riprova di quanto ogni scelta sia stata curata nei minimi particolari. Menzione d’onore per Nayt – che in Ballon D’Or dà saggio di tutto il suo repertorio nel rappato e nel cantato con tanto di omaggio al padre putativo, il rapper dei Cor Veleno, Primo Brown (“Se ci fosse ancora Primo, mi direbbe: “Bravo” Io gli direi: “Brother, sei come mio padre Nessuno che ti ama ti ha dimenticato mai, mai”) – per Massimo Pericolo che in Il salto ci regala una vividissima strofa intimista (con tutte rime in “io”) che sembra essere la perfetta appendice del suo ultimo album Le cose cambiano, ma anche per Ensi e Nerone, che in Coppa Italia mostrano tutta la loro attitudine spiccatamente hip-hop con due strofe piene di raffinatissime punchline, che sia il prologo per un seguito di Brava gente?.