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La rivoluzione parte dai Bnkr44

L’universo Bnkr44 è un unicum nel panorama italiano, e tra qualche giorno se ne accorgeranno in molti. «Rappresentiamo un qualcosa che a Sanremo non c’è mai stato», dicono

Il percorso artistico dei Bnkr44 viaggia a velocità vertiginose. Il collettivo empolese si appresta ad approdare a Sanremo dopo un anno che definire sorprendente sarebbe riduttivo. Fuoristrada, il loro ultimo disco, è uscito meno di un anno fa, e da allora il nome Bnkr44 è cresciuto ulteriormente. Il featuring all’interno de La Divina Commedia di Tedua, la collaborazione con La Sad, Effetti speciali che li ha lanciati verso orizzonti insperati ed inattesi. Tutto questo a soli tre anni di distanza dal loro esordio discografico, grazie a Bomba Dischi che ha creduto ed investito in loro. E come dargli torto?
 L’universo Bnkr44 è un unicum nel panorama artistico italiano, va contro il concetto di individualità tanto caro alle logiche di mercato attuali, ma è anche lontanissimo dalle collaborazioni a due molto in voga nell’ultimo periodo. Sono sei artisti, coordinati dal deux ex machina Gherardo Stagi e prodotti musicalmente da JXN. Al microfono si alternano, con stili, timbri vocali, umori e scrittura diversi Caph, Erin, Fares, Piccolo e Faster. Nati e cresciuti a Villanova, esplosi su SoundCloud, già al terzo disco ma con la voglia irrefrenabile di non fermarsi, di continuare a lavorare e pubblicare, in un vortice continuo che chissà dove li porterà nel prossimo futuro.
 Nell’immediato invece, dopo aver strappato in extremis il pass grazie al singolo Effetti speciali, li troveremo all’Ariston con Governo punk. Cosa aspettarsi quindi? Non essendoci nulla di pianificato a tavolino, non lo sanno nemmeno i ragazzi, che però stanno continuando a cucinare, a sperimentare, per stupire e stravolgere ancora una volta la scena urban italiana.

Come sta procedendo il vostro percorso nell’ultimo periodo?
Erin
: Pienissimo. Stavamo parlando giusto poco fa che dobbiamo fare Empoli-Milano, Milano-Sanremo, Sanremo-Empoli, Roma-Empoli, Empoli-Milano… Un vortice di viaggi! Però ci sta, comunque un’esperienza diversa rispetto al solito.
Fares: Almeno si lavora un po’, altrimenti ci rilassiamo troppo (ride ndr.).

Il vostro sembra ormai un percorso di artisti navigati, quando invece da “44” sono trascorsi solamente tre anni. Vi aspettavate tutto questo?
Erin
: Vero, solo tre anni… sono stati però anni vissuti a pieno, nonostante ai tempi fossimo ancora in periodo pandemico.
Piccolo: Sono successe tante cose, è un bel pezzo di vita. Poi ormai la routine è sempre quella: studio, droppiamo il disco, tour; di nuovo studio, droppiamo un altro disco, e si parte nuovamente per il tour. Non ci fermiamo mai. È un bel pezzo di vista, questi tre anni sono stata tanta roba, tante, tantissime cose.
Erin: Figurati che noi non ci aspettavamo manco di fare il primo disco insieme. Ci hanno convinti a pubblicare 44.DELUXE su Spotify, perché per noi non sarebbe neanche mai successo, totalmente inaspettato.
Caph: Un po’ come tutte le cose belle, che accadono in modo inatteso.

Siete una boy band in un’epoca in cui le boy band non esistono più: come fate a convivere e cosa vi rende unici nel vostro genere?
Fares
: Ci scorniamo e scazziamo tanto, questa è la verità.
Erin: Proviamo ad essere il più organizzati possibile, stiamo migliorando e maturando col tempo. Ma, come in ogni famiglia che si rispetti, è impossibile non discutere a volte. Soprattutto per quanto riguarda le decisioni di qualsivoglia tipo, essendo tanti ognuno ha la sua opinione. A volte ne nascono discussioni costruttive, altre ci ammazziamo e basta. Ma arriviamo sempre ad una quadra.
Fares: L’importante è dirsi tutto, cercando di non lasciare questioni in sospeso. Parlare di ciò che ognuno sente, non tenersi rancori sopiti, provando ad essere sempre trasparenti: questa è la soluzione per andare sempre d’accordo. Anche se poi quello di cui si deve parlare non è sempre positivo, non va sempre bene a tutti, l’importante è sempre affrontare la cosa, non lasciarla lì.


A memoria, non ricordo gruppi così numerosi chiamati ad andare all’Ariston. Vi basterà il palco per tutti?
Erin
: Dieci metri, speriamo sia grande abbastanza e ci basti. Se non basta scendiamo nel pubblico, prendiamo due sedie a testa, animiamo la serata.
Fares: Abbiamo le misure precise, facciamo le prove con le misure del palco, altrimenti non ci stiamo. In sei ci dobbiamo per forza adattare.
Faster: Sarebbe bello portare due signore a ballare con noi. Se vengono…
Erin: Forse una delle serate riusciamo a fare una roba più interattiva, vediamo. Magari sfruttando la sera in cui ci esibiamo non troppo tardi.


A proposito di gruppi, ha fatto ancora più rumore di voi la chiamata de La Sad a partecipare. Addirittura due gruppi, e non propriamente coi canoni musicali sanremesi. Il Festival ha davvero cambiato pelle?
Piccolo
: Creiamo un precedente, è figo: prima di noi non l’ha fatto nessuno, da oggi in poi potranno ispirarsi a noi, è una cosa molto bella.
Erin: Poi in realtà di gruppi ce ne sono sempre, a Sanremo, ma ora si sono aperte le porte anche alla nuova generazione, cosa che fino ad ora non era successa. Siamo diversi, noi e La Sad, ma per certo non siamo simili agli altri gruppi arrivati finora al Festival.

Con Amadeus, soprattutto, sin dall’anno di Mahmood, e pure nei successivi, è cambiato tantissimo. Molto più aperto ai giovani, a sonorità nuove, che è giusto che ci siano, affiancati a pezzi che possano piacere anche alle generazioni più vecchie. 
È un bene che sia aperto, che sia un mix di tanti generi.
Fares
: Ha fatto avvicinare i giovani, questo è un merito importantissimo.
Erin: Noi abbiamo notato che prima Sanremo non si guardava come adesso, tra ragazzi. Negli ultimi anni è culto la settimana del Festival riunirsi e guardarlo tutti assieme. La musica serve a questo, secondo me è la parte più bella del Festival, che sia aggregazione.

Lo seguivate da piccoli?
Fares
: Seguire che stavi a casa per cinque sere, stando attaccato alla televisione, magari no. Però di sicuro qualche puntata l’ho vista, con mamma, nonno, nonna…
Erin: Comunque fa parte della cultura italiana, ce l’hai addosso, passivamente ti arrivava lo stesso anche se non volevi. Negli ultimi anni molto più attivamente e con interesse.


Più facile arrivarci, a Sanremo, o invece portare un brano che non rientri nel vostro background, e quindi snaturandovi?
Erin
: Eh bella domanda… forse più facile arrivarci con un brano che ti snatura probabilmente.
Erin: Dipende cosa vuol dire “snaturarsi”: più che nelle tue corde o meno, il pezzo di Sanremo ha una sua chiave, che non prescinde da determinati contenuti, determinate modalità di scrittura che, secondo me, è giusto che ci siano nel testo, rendendo il pezzo interessante agli occhi di chi guarda Sanremo. Però non è detto che uno debba snaturarsi facendolo.
Fares: Sicuramente un po’ gli devi andare incontro.
Erin: Un minimo, certo, però pensa a Voce di Madame, ma anche altri pezzi, non hanno testi che vanno incontro a quel tipo di pezzo.
Piccolo: Negli ultimi anni sembra che Sanremo non scelga i pezzi solo in base alla musica, ma anche in base a quello che rappresentano. La scelta adesso è diventata un po’ più ampia: La Sad e noi rappresentiamo una cosa che a Sanremo non c’è mai stata. Forse adesso è la musica che parla.


Cosa vi torna in mente della vostra prima sera all’Ariston, accompagnando Sethu nella serata cover dello scorso anno?
Caph
: Il casinò (ride ndr.).
Fares: L’esibizione è stata un flash, io non ho memoria!
Erin: Un istante, veramente. Però tutto il resto è stato bello: le cene pagate, i pranzi pagati, le colazioni pagate, gli hotel, i trasporti. Seriamente, è stato peso, però quest’anno molto di più.
Jxn: Per me è stato anche un “ok si può fare”. L’ho anche un po’ umanizzato, perché comunque vedendolo solo da fuori certe dinamiche non le cogli, poi quando sei lì la vedi in un’altra maniera. Ho visto degli umani che ci stanno dietro, persone vere, non è una cosa finta.


In Effetti speciali si parlava degli amori giovanili, cosa dobbiamo aspettarci da Governo punk?
Erin
: Sicuramente tanto diverso da Effetti Speciali. Molto molto molto diverso, sia nelle sonorità che nel testo, è un pezzo nostro.
Faster: Un pezzo che gasa!
Fares: Più energico, più spinto, più up-tempo. Con un significato diverso anche: Effetti speciali parlava di una storia d’amore terminata, contestualizzata in questo film, Governo punk parla di noi, della nostra generazione e di come, nelle difficoltà, vorrebbe in realtà spaccare ed avere una vita più intensa.

Possiamo ancora legarlo a Fuoristrada o è già parte di un nuovo capitolo?
Erin
: Siamo già in un nuovo capitolo.
Fares: Qui è come una cucina e lo chef sta cucinando.
Jnx: Lo chef cambia menù molto spesso, ogni sei mesi cambia, c’è il menù stagionale. Bisogna venire spesso al ristorante.
Erin: È cambiato tanto con gli ultimi due dischi, nonostante la modalità con cui facciamo musica resti sempre la stessa, e siamo sempre nello stesso posto. Siamo sempre noi alla fine.

Cosa vi resta dell’ultimo anno che avete percorso, citando un vostro brano?
Fares
: Studiare, riscoprire ancora di più noi stessi.

Un anno dopo Fuoristrada, come inquadrate quel disco nel vostro percorso e come è stato recepito dal vostro pubblico?
Piccolo
: È un bel disco, molto maturo, non compreso molto.
Fares: È anche un episodio molto concettuale della nostra storia, in cui ci siamo proprio detti di voler intraprendere quella direzione, chiara, definita. Non l’avevamo fatto prima, in maniera così attenta: è stato un esperimento da parte nostra, legandolo ad un concept a partire dai testi.
Erin: Tutto parla più o meno della stessa metafora, abbiamo provato a fare un concept album, che non ce ne sono tanti in Italia. Era giusto dare una nostra visione su quel tipo di argomento, ora invece…
Jnx: Io lo vedo come un esperimento concettuale della nostra discografia, è uscito bello, io me lo ascolto ancora, mi piace. Suonarlo è bello, ha dei pezzi fighissimi da fare live ed era stato pensato anche molto in quella dimensione.

A proposito di concept album, vi aspettavate la chiamata di Tedua per La Divina Commedia?
Erin
: Assolutamente no, bene che sia andata così anche con lui. Ha captato la freschezza.
Piccolo: E comunque l’anno scorso i concept album li hanno fatti lui, Madam e pochi altri, ed infatti sono due dischi bellissimi.
Fares: È finita l’epoca del concept in generale, ci vuole coraggio nel fare dischi simili.
Erin: Anche i dischi ormai è difficile ascoltarli dall’inizio alla fine, è tutto molto leggero. L’attenzione è bassa, bassissima: ti arriva il singolo e spesso non sai nemmeno chi lo canta.

Il tour, riprogrammato, come lo avete pensato?
Erin
: Faremo un gran tour, sono contento e convinto di quello che porteremo in giro.
Fares: Questo a testimonianza del fatto che a Sanremo ci siamo arrivati con l’ultimo sprint. Noi eravamo pronti anche a fare il tour, è stata una decisione presa abbastanza all’ultimo.

Chiosando su temi più terra terra, meglio la Fiorentina giochista dell’anno scorso o quella risultatista di quest’anno?
Erin
: Fino a fine anno non si può dire niente, però sta andando molto bene, quindi, meglio questa (tirando fuori la maglia della Viola col 44 dietro ndr.).