dark mode light mode Search Menu
Search

The Murder Capital, più che figli del post-punk

Con un linguaggio sonoro ormai sempre più personale, The Murder Capital dimostrano di essersi lasciati alle spalle l’etichetta di semplici eredi del revival post-punk – e il live all’Alcatraz di Milano ne è una chiara testimonianza

Nel panorama post-punk europeo degli ultimi anni, pochi come The Murder Capital riescono a costruirsi un’identità chiara e riconoscibile, distinguendosi dal rumore di fondo. Nati a Dublino nel 2018, nel pieno di un’Europa post-Brexit, la band guidata da James McGovern si fa notare fin da subito per l’intensità dei testi e l’eleganza delle atmosfere. La data milanese – unica tappa italiana del tour nei club europei – conferma questa crescita: The Murder Capital non sono più soltanto eredi del revival post-punk, ma autori di un linguaggio sonoro sempre più personale. Il concerto ruota attorno a Blindness, il terzo album in studio, che segna una svolta evidente rispetto ai lavori precedenti. Se When I Have Fears è dominato da un’urgenza cupa e lancinante e Gigi’s Recovery introduce un primo sguardo introspettivo, Blindness si muove su coordinate più cinematiche e atmosferiche. Il live milanese valorizza appieno questa nuova direzione: arrangiamenti distesi, dinamiche controllate, un senso del tempo quasi teatrale.

La band – Damien Tuit e Cathal Roper alle chitarre, Gabriel Paschal Blake al basso e Diarmuid Brennan alla batteria – si muove con coesione e misura. Nessun eccesso, niente pose da rock band, ma una presenza scenica asciutta e intensa con McGovern che si conferma un frontman magnetico, capace di oscillare tra sussurro e grido senza mai perdere il controllo. La scaletta è costruita con cura, alternando tensione e rilascio. L’apertura con The Fall accompagna il passaggio verso More Is Less e Death of a Giant. Il cuore pulsante dello show si costruisce attorno a brani come A Distant LifeA Thousand Lives e Feeling Fades. Poco prima di Love Of Country emerge un coro che chiede a gran voce la libertà del popolo palestinese: sul palco appare una bandiera che certamente non passa inosservata. Arriva poi una dedica inaspettata: The Lie Becomes the Self, suonata appositamente «per la ragazza che ce l’ha chiesta», lì in prima fila, sognante e con gli occhi che le brillano. È un momento speciale, tanto intimo quanto unico proprio perché condiviso.

Il concerto prosegue con ritmo incalzante, senza particolari pause: il pubblico è immerso in un vortice musicale senza fine rappresentato da brani come SwallowThat FeelingMoonshot e Heart in the Hole. In questo contesto, l’esecuzione di That Feeling si rivela uno degli snodi emotivi della serata: una lunga introduzione strumentale che si trasforma in una detonazione collettiva. Heart in the Hole e A Distant Life introducono un groove più aperto, prima del trittico finale che suggella l’impatto emotivo della serata. I cinque suonano poi Can’t Pretend to Know, singolo destinato a diventare un grande classico del loro repertorio. L’encore è affidato a Ethel e Words Lost Meaning. Quello che è certo è che la data milanese segna un passaggio importante: The Murder Capital escono dall’ombra dei propri riferimenti e delle mode post-punk degli ultimi anni. Sono oggi una band pienamente matura, capace di unire profondità emotiva e ricerca stilistica.

The Murder Capital saranno in tour in Italia anche la prossima estate: il 23 luglio a Bellaria Igea Marina, il 14 agosto a Lamezia Terme e il 19 agosto a Romano D’Ezzelino sul palco dell’AMA Music Festival, biglietti a questo link.