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Come eravamo e cosa siamo diventati: dentro il finale di “Suburra”

«Quante cose che abbiamo fatto eh?», chiede Aureliano (Alessandro Borghi) a Spadino (Giacomo Ferrara) all’inizio dell’ultima puntata – Risvegli – di Suburra 3 che debutterà su Netflix venerdì. Accantonati gli accordi per accapararsi i terreni di Ostia e le elezioni del nuovo sindaco di Roma, la suburra si mette di nuovo in moto. Il mondo di sopra e quello di sotto vengono a patti per spartirsi il più grande affare del nuovo millennio: il Giubileo, «e chi ci mette le mani sopra diventa ricco sfondato». Arrivati all’ultima stagione la sensazione è che i protagonisti siano ormai fin troppo caratterizzati da risultare un po’ la macchietta di loro stessi.

A questo problema la produzione ha trovato degli escamotage: in primis l’annessione in pianta stabile delle due figure femminili forti, Angelica (Carlotta Antonelli) e Nadia (Federica Sabatini), in secondo luogo il mantenimento nella storia dei soliti Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) e Manfredi (Adamo Dionisi). Certo, che l’Aureliano di Borghi sia un personaggio incredibilmente vero e profondo, nonché uno di quegli stereotipi di bello e dannato che tanto piace ai teenager, non c’è dubbio: «Se penso al ragazzo biondo della prima stagione, oggi è una persona che ha trovato il suo posto: ha il potere che ha sempre cercato ma deve imparare a gestirlo», dice Borghi durante la videoconferenza di presentazione.

Come non c’è dubbio che Spadino sia un perfetto esempio di personaggio che vive una densa evoluzione interiore lungo il percorso. Viaggio che lo porta a raggiungere, nel finale della seconda stagione, il suo stadio più lucente. «Quando all’inizio ci dissero che Spadino sarebbe potuto essere omossessuale siamo rimasti spiazzati perché non sapevamo se avrebbe funzionato. Non lo sapevamo perché semplicemente per la prima volta una produzione si era presa la briga di proporre un qualcosa di inedito», continua Borghi.

Ma se dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, in Suburra 3 le gerarchie quasi si invertono. Se infatti le pedine importanti sono sempre Spadino e Aureliano a muoverle, in queste sei puntate due emancipate Angelica e Nadia fanno gravitare tutto attorno a loro agendo in prima persona e nel contempo guidando i passi dei loro due compagni: «Angelica e Nadia sono due personaggi che sono partiti agli antipodi ma poi si faranno valere rivendicano il loro potere», spiega Federica Sabatini.

Una grande figura femminile però scompare quasi completamente, Sara Monaschi (Claudia Gerini): fa una comparsa tra le coperte di Cinaglia, per poi non fare più ritorno sullo schermo. Un Suburra al femminile, dunque, che malgrado soffra la grandezza del passato, ci regala sostanzialmente due grandi spannung; il primo nelle scene di congedo del primo episodio e il secondo, ovviamente, per il gran finale ambientato sul litorale di Ostia, dove tutto 24 puntate fa è iniziato: «L’ultimo giorno di riprese abbiamo pianto molto – dice Borghi – è stato bello rivedere tutta la troupe unita per girare quelle ultime scene». Insomma, Suburra 3 è veramente la fine di questa grandiosa serie: stavolta non c’è nessuna possibilità di tornare indietro, di trovare una strada secondaria che possa portare ad una quarta stagione. E su un eventuale spin-off, Ezio Abbate (sceneggiatore) apre uno spiraglio: «Potrebbe esserci, perché no, ma il problema è trovare un’identità forte e autonoma come lo è stata quella di Aureliano».