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Rkomi e Irama, senza limiti

In “No Stress”, il joint album di Rkomi e Irama, non c’è niente di tipico, niente di prevedibile, eppure tutto funziona alla perfezione: li abbiamo intervistati.

Ci sono storie che partono da lontano, dal basso, per poi arrivare a ritrovarsi all’ultimo piano di un grattacielo che domina Milano, un pomeriggio di un giorno di un luglio anacronistico. Il cielo è coperto, minaccia pioggia, non fa nemmeno troppo caldo a dire la verità. No Stress sarà disponibile per tutti tra qualche giorno e per gran parte della platea potrebbe rappresentare l’esatta fotografia della giornata sopra descritta: Irama e Rkomi sono due dei più apprezzati hitmaker della nuova scena italiana. Basti pensare che le uniche loro collaborazioni precedenti, Luna piena e 5 Gocce, contano milioni di streams sulle piattaforme (quattro dischi di platino per entrambi i pezzi) e vi sfido a trovare una persona che non le conosca: è come cercare il classico ago nel pagliaio. Ma guardando più in ad ampio spettro le rispettive carriere, sia il ragazzo di Zona 4 che l’ex enfant prodige di Amici, arrivano a questo progetto con alle spalle tante certezze, e dopo i rispettivi album di maggiore successo. Taxi Driver ha convinto tutti per la varietà di sonorità, per le ampie sperimentazioni che Mirko ha voluto intraprendere, portando ospiti diversi. E resta, insieme a Sirio di Lazza, un disco che è riuscito a battere lo scorrere del tempo, cristallizzandosi da tantissime settimane come uno dei più venduti in Italia.

Il giorno in cui ho smesso di pensare ha rappresentato la svolta nella carriera di Irama. Troppo a lungo etichettato come il classico partecipante di un classico talent italiano, troppo a lungo incamerato nella categoria “cantante stagionale”, troppo spesso ingabbiato nel ruolo di ritornellaro per eccellenza: Filippo Maria si è svicolato da tutti questi preconcetti ed etichette affibbiategli in maniera sbrigativa, realizzando un album in cui non si esalta solo la sua voce, ma anche il comparto strumentale, la scelte stilistiche… Nel complesso un disco che resterà negli anni, proprio come Taxi Driver. Ma torniamo alla giornata di inizio luglio, perfetta fotografia di No stress. In quanti, tra voi che state leggendo, avreste scommesso su un disco pieno di tormentoni estivi? L’equazione era semplice, banale, scontata nella sua ovvietà: due nomi così, col joint album in uscita a luglio, che vuoi che lavoro pubblichino? Bene: vi siete sbagliati. Come la suddetta giornata milanese, incombono le nuvole all’orizzonte, non c’è niente di tipico, niente di prevedibile, eppure tutto funziona alla perfezione. «Noi non siamo proprio abituati a ragionare a stagioni: è una cosa molto italiana, che però non concepirò mai. La musica non deve essere in base alla stagione, quanto più in base al sentimento, all’emotività. Abbiamo cercato di raccontare più le emozioni in questo disco, e di farlo a briglia sciolta. Speriamo sia qualcosa che rimane al di là del momento», mi dice Irama.

Perché No Stress?
Rkomi
: Veniamo entrambi da due progetti che hanno funzionato, e che quindi ci mettevano addosso un po’ di pressione. Attenzione però: siamo sempre noi stessi a metterci questa pressione, quanto l’aspettativa che noi abbiamo nei confronti del nostro futuro. Questa problematica ci ha accomunato da subito, per esorcizzarla abbiamo iniziato a lavorare a tanti brani, senza la consapevolezza che questa cosa sarebbe sfociata in un disco. Anche nella cover ci puoi vedere un po’ claustrofobici, dentro questa auto. Al contempo però insieme a noi ci sono tante belle ragazze, è uno stress piacevole.

Le sonorità sono molto sperimentali, anche distanti da alcuni vostri lavori singoli precedenti.
Irama
: È stato molto naturale, abbiamo preso la decisione di portare dei musicisti adatti a noi e di chiuderci in una villa a Los Angeles con l’intenzione di fare delle grandi jam. Ci piaceva l’idea di far nascere le canzoni, ci ha anche spinti a fare cose diverse, che forse non avremmo fatto in dei progetti singoli. Questo non è il mio disco, non è il disco di Mirko: è il nostro disco. Era giusto anche provare a raccontarci in una chiave differente, mantenendo la nostra identità, ma anche sperimentando e divertendoci, come forse da soli non avremmo mai pensato di fare.
Rkomi: Ci premeva il fatto che dovesse essere un progetto unico a suo modo: ci sono sì delle cose che si uniscono, degli episodi magari più vicini al percorso singolo ad uno dei due, ma volevamo buttarci in cose che non avevamo mai fatto. Hollywood ne è l’esempio perfetto.
Irama: Eravamo in casa, ed in quel momento Mirko voleva fare una cosa più positiva, nonostante il nostro mood, il nostro linguaggio sia un po’ più noir, un po’ più dark. Allora Shablo si è messo a produrre prendendo ispirazione da quelle atmosfere californiane. Non sono riuscito ad entrarci immediatamente, siamo stati qualche ora in attesa, finché non ho tirato fuori una tonalità, un colore completamente diverso. Non si smette mai di imparare, e ne abbiamo beneficiato entrambi, spingendoci a vicenda.

In cosa avete tratto ispirazione a vicenda?
Irama
: Sono cose più tecniche… ad esempio Mirko riesce, a volte, a far suonare le parole, nonostante queste non suonino. Io sono proprio fanatico del suono, che deve essere quello corretto. Sono un perfezionista.
Rkomi: Io invece ho acquisito da lui una maggiore attenzione alla melodia. Lui è anche un artista di grandi contenuti, ma io spesso gli do veramente troppa importanza, e magari mi perdo una melodia perché non riesco a farla suonare col tipo di testo che voglio portarci sopra.

Di quali emozioni è figlio No Stress?
Irama
: Sicuramente la scoperta, voglia di imparare. C’è anche tanta complicità tra noi, che potrebbe essere la parola chiave che riassume ciò che abbiamo fatto.
Rkomi: Ci siamo trovati a vivere insieme questa vacanza di lavoro negli Stati Uniti. Entrambi eravamo lì coi nostri team, con l’intenzione però di creare singolarmente. Poi, stando sotto lo stesso tetto, che fai, non finisci per fare delle prove assieme? Le cose funzionavano, ed al quarto brano esistente sia io che Filippo stavamo iniziando a ragionare già su un intero disco, come poi effettivamente accaduto arrivati al sesto brano in coppia.

A novembre scorso, Mirko, su Instagram postavi dicendo “Non so che momento sia della mia vita”: ed ora che momento è, tuo ed anche vostro?
Rkomi
: Un momento totalmente esclusivo: un progetto così non eravamo abituati a viverlo ed è tutto una novità. In qualsiasi tipo di lavoro, la novità è molto stimolante. Quello che è successo durante questo disco, tutto il lavoro in studio… mi ha dato molto da pensare, tanto materiale nuovo per vivere un futuro più in solitudine.
Irama: Lo stiamo vivendo ora, è difficile descriverlo nel momento in cui lo vivi. Te lo sapremo dire tra qualche mese, cristallizzarlo adesso è complicato.

Possibile che, spulciando sui social, ogni fan, ancora prima dell’uscita del disco, si sia già prefigurato come possa essere?
Rkomi
: Succede sempre, anzi ci siamo anche un po’ abituati. In questo caso le domande, le incognite sono ancora più grosse, perché è una cosa difficile da pensare e da immaginare, per un singolo fan di entrambi.
Irama: Ti dico una cosa reale però: spesso, chi si espone sui social, non è il fan. Il fan si vivrà un tour da paura, quello che commenta ha già decretato la sentenza prima ancora di ascoltare il disco.

Ci sono libri o film che vi hanno influenzato durante la lavorazione del disco?
Rkomi
: Abbiamo lavorato a questo disco, durante questi mesi, ma ti porti dietro anche tutto quello che ti ha influenzato in passato. Sto guardando un sacco di film ultimamente, però poi non li porto nei brani. O, se lo faccio, lo faccio inconsciamente. Non sono un gran lettore, tale da fossilizzarmi su un’opera e poi portarla direttamente nel disco.
Irama: Nella scrittura in generale, siamo continuamente bombardati da film, dischi, libri e simili. Come ha detto Mirko, non è poi detto che ogni cosa sia riportata in un brano.

La parte centrale del disco ospita i due momenti più alti: Gravità e Petrolio. Nella prima, Mirko affermi di avere il dubbio di non emozionarti più. Non ti fa un po’ paura questa sorta di apatia?
Rkomi
: C’è sempre la paura. In realtà, essendo questo il mio lavoro, ci sono dei momenti in cui la sensazione è quella di avere delle sensazioni (perdonami la ripetizione) poco tangibili e quindi di fare fatica in un futuro. È semplicemente un momento bipolare, di quelli tipici in studio, come se ne presentano molti. Però non sono mai stato tanto apatico, ho avuto dei periodi in passato… La musica mi ha aiutato ad essere sempre in piedi. L’apatia credo sia una delle più grandi sofferenze, una disattivazione personale, passività estrema. Invece la musica, tutto questo lavoro, tutte queste belle persone che ti fermano, che devi esserci, mi fa sentire molto forte.

Figlio unico offre due featuring di generazioni diverse del mondo del rap, Ernia e Kid Yugi. Risalta però la strofa di Mirko, un po’ vintage…
Rkomi
: Il rap al giorno d’oggi è il genere che va più di moda, c’è molto più materiale, c’è più gente che si approccia a questa realtà. A volte ci si avvicinano in un modo più puro, altre in maniera prettamente materiale. Quando una cosa tira, ci accodiamo un po’ tutti, e ci sono tante cose che non funzionano in quel calderone. Sicuramente non sarà un periodo facile per tutta la musica in termini di novità, io ho questa impressione… ci vorrebbero dei bei scossoni, che non sarò certo io a darvi (ride, ndr.).


Foto: Press
Digital Cover: Simone Mancini/Jadeite Studio
Coordinamento redazione: Emanuele Camilli
Ufficio stampa Island Records: Rossana Moro