È impossibile inquadrare Rose Villain in un genere unico, come è impossibile che non abbiate mai ascoltato un suo brano (oltre due milioni e quattrocento mila gli ascoltati su Spotify). Abbiamo atteso tanto per ascoltare il suo primo disco ufficiale, ma non si può dire che l’artista milanese non avesse attirato le attenzioni dei più attenti. Guè, Salmo, Emis Killa: tutte collaborazioni con i capi della scena urban italiana. Ma anche duetti con Annalisa ed Elisa (nella struggente Monet di Radio Gotham) sinonimo di una versatilità fuori dal comune. L’eclettismo che trasuda dalla sua voce rispecchia anche una curiosità che spazia dalla cinematografia alla cultura giapponese, all’amore per la musica a trecentosessanta gradi. E ora, a pochi giorni dalla sua partecipazione a Sanremo, arriva l’annuncio del suo secondo album, Radio Sakura, con cui ci trascina dalle atmosfere cupe di Gotham alla primavera di Tokyo, con quello spirito di rinascita che solo la bella stagione può portarsi dietro. La intercetto in una tappa di trasferimento in questi giorni frenetici: io a Milano, lei su un van che corre in direzione Sanremo.
Come stai?
Sta procedendo tutto abbastanza liscio. Sono molto concentrata, sul pezzo, mangio sano, sono pronta…
Partiamo dall’inizio, dove sei cresciuta?
Sono cresciuta a Milano, fino ai diciotto anni sono rimasta qui, poi ho preso il volo, prima destinazione California e poi a New York. La mia famiglia è la classica famiglia normale, mi hanno sempre supportato nel mio ideale sogno di realizzarmi con la musica e tutto sommato ho avuto un’infanzia buona. Poi chiaramente io sin da piccolina ho capito che volevo essere un po’ artista e sviluppare questa vena, ma tutto sommato ho avuto una infanzia migliore di tante altre.
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato ad esprimermi attraverso la musica già verso i due anni, quando ho iniziato a ballare. Facevo danza classica, e tutt’ora quella disciplina e quei momenti li porto nel cuore. Pensavo che la danza fosse il modo più adatto per esprimermi. Poi ho però avuto questa svolta con l’avvento di MTV, ma anche coi singoli fisici, i dischi… Finché ho scoperto, ad una festa, cantando un po’ per ridere, il karaoke. E lì tutti mi domandavano se fossi sicura di preferire la danza, visto che sembravo bravina, ero intonata, avevo una bella voce. L’epifania è stata con Baby One More Time di Britney (Spears ndr.).
Ci sono stati altri artisti che ti hanno influenzato durante l’adolescenza?
In realtà non è che la musica di Britney sia stata tanto influente su di me, solo che vedevo che si sposava bene unendo danza e canto ed avevo compreso che era ciò che avrei voluto fare. Quando ho iniziato a scrivere canzoni è entrato in gioco in modo prepotente il rock, quello dei Nirvana per intenderci. Ma una certa importanza l’ha avuta anche il rap dei Novanta: Biggie (The Notorious B.I.G. ndr., ma pure Eminem, The Game. C’è stato questo dualismo tra rap e rock…
Che poi magari ti ha condizionato nel corso della tua carriera…
Considera che le prime canzoni che ho scritto avevano dei giri, dei riff un po’ rock, però poi alla fine ci rappavo sopra. Istintivamente era così.
La prima persona a credere in te chi è stata?
Mio papà, nonostante non sia un grande intenditore di musica, forse non l’ascolta nemmeno… forse non ascolta neanche la mia (ride ndr.). Mi ricordo però momenti della mia vita in cui gli dicevo “papà, ti giuro, sono convinta al cento per cento che farò la cantante” e lui mi credeva, semplicemente, mi vedeva talmente convinta che mi dava fiducia incondizionata. Realmente è stato fondamentale, non mi ha mai forzato a fare altro. Mi ha solo detto di terminare il liceo, poi ti supportiamo nel percorso che credi sia più giusto.
Come è stato il tuo percorso artistico?
Forse un po’ tortuoso, io sono molto ambiziosa, quindi avrei voluto tutto subito. Invece, a posteriori, credo sia meglio centellinarsi, arrivare ad una consapevolezza artistica maggiore per potersi esprimere veramente con autenticità, anche per mezzo di un po’ di gavetta. La mia è stata un po’ più lunga rispetto ad un artista che esplode molto giovane.
Ma sono contenta così: se ripenso alle canzoni che scrivevo a vent’anni mi viene da vomitare.
Quando è scattato il click da “artista da ritornelli”, come potevi essere agli inizi, a solista più completa?
Nel pop e nell’urban, soprattutto se sei una cantante agli inizi, ti devi arrangiare un po’ così. Ma io sono sempre stata consapevole di essere un’artista a tutto tondo, già scrivevo tantissime canzoni, quindi stavo solo aspettando il momento giusto in cui la mia percezione fosse quella giusta. Non volevo uscire troppo pop, non volevo uscire troppo rap. Quando ho capito che la gente mi accoglieva per quello che ero, cioè la via di mezzo, ho pubblicato il mio primo disco. È stata semplicemente una questione di tempi.
Sin dagli esordi hai voluto trasmettere questo immaginario che si rifà molto a quello cinematografico...
Il cinema è sempre stato molto presente nella mia vita. La cosa migliore che può capitarmi in una serata è stare a casa a guardare un film. Sono sempre stata molto attenta, ricettiva, ci sono dei mondi, degli artisti con cui mi sento affine. Per dirti, ogni volta che vedo un film di Tarantino ci sento una canzone, un album, così è sempre stato. Io quando scrivo ho un immaginario molto vivido, quindi attingo molto e mi faccio ispirare da ciò che vedo e da ciò che mi emoziona.
Un altro mondo da cui sei affascinata e da cui prendi ispirazione è quello asiatico. Geisha è uno dei primi tuoi singoli, addirittura del 2016. Nella cover dell’ultimo singolo ti troviamo in versione anime, ed il prossimo disco si chiamerà Radio Sakura.
Avevo fatto un viaggio, in cui abbiamo visitato Tokyo ed il Giappone, che mi hanno veramente colpito. Sono sempre stata tanto attratta dall’estetica giapponese, dagli anime, anche se non ne vedo chissà quanti. Però c’è qualcosa di veramente poetico in quell’universo, ed anche nelle persone. Ho trovato una delicatezza molto affine a me stessa. Aggiungo che anche Tarantino, che come detto sopra personalmente amo, è molto influenzato dalla cultura giapponese. Ho usato la spada nella cover anche per omaggiare lui, ce l’ho anche tatuata. Due mondi lontani che si uniscono.
Se dovessi trovare dei punti di contatto tra Radio Gotham e Radio Sakura?
La parte nostalgica e cazzuta di Rose le possiamo trovare in entrambi i dischi, ma secondo me è proprio il sequel. Radio Gotham era un mondo fatto di ombre, non di insicurezza ma di frustrazione, con Radio Sakura invece mi sono tranquillizzata. È un disco molto più intimo, coincide con un momento di fioritura, a parte il riconoscimento stesso che c’è nei confronti della mia musica.
Gotham era idealmente New York, una città buia, oscura, e si percepiva anche già dalla cover. Sakura invece dove lo potremmo localizzare?
Banalmente a Tokyo a maggio, durante la Sakura. Perché devo dire che Tokyo è uno di quei posti che mi ha veramente lasciato qualcosa dentro. Infatti noi avremmo voluto andare lì, volevamo passare un po’ di tempo lì per chiudere il disco, invece siamo tornati a casa, a New York. Vorrei trascorrere un po’ più di tempo in Italia, ma dopo quindici anni che vivi lì diventa difficile.
In Io, me ed altri guai troviamo un campione di Tainted Love. Come mai questa scelta?
Sono molto fan, più che della versione dei Soft Cell, proprio dell’originale di Gloria Jones. Mi piace un sacco la ricerca di brani un po’ più datati, non per paraculaggine ma perché mi sento realmente amante e devota a quel tipo di musica, è proprio bello che le nuove generazione abbiano un rimando verso alcuni brani che sono immortali. In più Tainted Love è un pezzo ripreso da molti artisti, c’è stato anche Marilyn Manson, mi sembrava bello portarlo ai giorni nostri e dargli una impronta anche mia.
Ti piace campionare?
Mi piace molto campionare, secondo me è un approccio super moderno rap. Il rap nasce dal campionamento, è bellissimo che influenzi il mio pop, che comunque si sviluppa dall’urban.
In Radio Sakura, per dire, ci saranno dei campionamenti, anche se non di brano così iconici come accaduto col primo singolo.
Io, me ed altri guai è prodotto da 6ixpm, tuo compagno anche nella vita quotidiana. Quindi è possibile unire lavoro ed amore?
Sì assolutamente, poi lui, al contrario mio, è particolarmente bravo a scindere la relazione personale da quando lavoriamo invece assieme in studio. Io molto meno, perché se litighiamo in studio poi resto arrabbiata anche fuori. In realtà è molto bello condividere tutto, che siano gioie e dolori, in studio e nella vita artistica come nella vita di tutti i giorni.
Abbiamo parlato di New York e Tokyo, quale altro viaggio ti ispira, in un futuro prossimo?
Sono super attratta dall’Islanda, ho voglia di natura selvaggia.
CLICK BOOM! è il pezzo che porterai a Sanremo. Cosa dobbiamo aspettarci?
In realtà, quando mi hanno chiesto di abbinarlo ad un’immagine, ho proprio detto l’Islanda, perché ha sia questa parte più fredda, più selvaggia, più distesa. Ma c’è anche la parte vulcanica. C’è un po’ questo dualismo in questa canzone, un continuo ossimoro, esattamente come Rose Villain, la dolcezza di Rose ed il cattivo delle storie, il Villain. Una parte più nostalgica ed una parte più vulcanica.
Cosa ti ricordi della tua prima volta sul palco dell’Ariston, accompagnando Rosa Chemical lo scorso anno?
Rosa è veramente simpatico, c’era una bella atmosfera. Spero che quest’anno sia ancora meglio viverlo da protagonista.
Che aspettative hai?
Adesso non ci penso tantissimo, ma è un meccanismo classico del mio cervello. Però sono più gasata che spaventata, non vedo l’ora, vorrei che fosse già domani.
Eva+Eva con Annalisa risale a tre anni fa. Tu, lei, Elodie, rappresentate la nouvelle vague del pop femminile: quanto è cambiato il genere e quanto siete cambiate voi in questi anni?
Secondo me ci sono più donne nel pop italiano, anche la stessa Madame è una validissima esponente del pop. Anche lei ha un sound originale, fonde più generi essendo considerata urban. Ma anche Angelina Mango, Emma. Rispetto al passato siamo molto più consapevoli ed abbiamo questa voglia di farci valere, siamo più confident, i numeri stanno cambiando per le donne, c’è una bella apertura verso di esse, stiamo facendo i palazzetti – io lo farò presto, spero. Siamo molto più compatte, c’è massimo supporto e meno competizione: secondo me è un momento bellissimo.
A che punto ti senti della tua carriera?
All’inizio, ma penso ti risponderò così anche tra dieci anni, perché ho grandi aspirazioni, ma credo sia meglio pensarsi all’inizio che già arrivati.
Come ti vedi tra un anno?
Tra un anno spero che Sanremo sarà andato alla grande, che il disco vada benissimo, che si riesca a fare un bel tour. Vorrei arrivare ancora a più persone.
Dopo le due date a Milano e Roma di A Villain Story: The Beginning, Rose Villain ha annunciato quattro nuovi live per il 2024, prodotti e organizzati da Magellano Concerti, Me Next e Next Show, acquista i biglietti.
Foto: Federico Earth
Digital Cover: Simone Mancini/Jadeite Studio
Coordinamento redazione: Emanuele Camilli
Ufficio stampa: Ivonne Ucci/HELP – PR e Media Relations
Thanks: Warner Music Italy & Me Next Agency