È una Milano quasi estiva e a tratti afosa quella che accoglie Dua Lipa per l’unica data italiana del Radical Optimism Tour agli I-Days 2025. Nel perimetro dell’Ippodromo La Maura, tra corpi che si muovono all’unisono e outfit a-là-Coachella, l’atmosfera è effervescente, frenetica. Chi è presente, sa esattamente cosa aspettarsi dalla pop star britannica, sempre fedele a sé stessa, ma anche sempre pronta a reinventarsi e altrettanto determinata a non rimanere prigioniera di un’industria fin troppo bacchettona. Eppure, la cantautrice originaria del Kosovo è riuscita ancora una volta a sorprendere i 73mila. Se Future Nostalgia era stato il perfetto manifesto dance-pop del lockdown e ci aveva fatto abituare a una performer altrettanto impeccabile, con Radical Optimism l’artista inglese ha dimostrato di non voler più accontentare né compiacere. Ha cambiato pelle senza snaturarsi e, attraverso suoni più stratificati e atmosfere lisergiche, ha messo in piedi uno show capace di riflettere sapientemente questo notevole cambio di passo. La nuova Dua è meno didascalica, più affilata, ancora più coraggiosa. Il suo “ottimismo radicale” traspare in ogni nota del progetto ideato, scritto e prodotto insieme a Kevin Parker dei Tame Impala, Tobias Jesso Jr., Danny L Harle, Caroline Ailin e Julia Michaels, giusto per citare qualche nome.

Un lavoro estremamente stratificato, volto a recuperare quelle atmosfere psichedeliche e quelli dell’eurodance degli anni Duemila. Nulla è lasciato al caso: dai visual narrativi agli outfit scultorei pensati appositamente dallo stylist Lorenzo Posocco per il tour, con delle incursioni nel mondo di Valentino, Balenciaga, The Attico, Chanel e Jean Paul Gaultier. È l’effetto Dua Lipa, bellezza. Ed è costruito con rigore, costanza, passione e amore per la propria arte. La scaletta del live rispecchia proprio la doppia anima della serata: da un lato, l’urgenza di presentare il nuovo corso musicale più sofisticato e ricercato, con brani come Training Season in apertura al concerto, le ritmate Whatcha Doing e Illusion e le ballad These Walls e Happy For You dall’altro lato è emersa anche la necessità di non alienare il pubblico, richiamando tutte quelle hit che hanno contribuito a trasformare lo show in una macchina perfettamente oliata (da Levitating a Don’t Start Now, senza dimenticare il brano che le ha permesso di essere conosciuta a livello internazionale: New Rules). Il momento più sorprendente? Una cover inaspettata e riuscitissima di A far l’amore comincia tu di Raffaella Carrà, un omaggio ad un’icona della tradizione italiana e al contempo un riconoscimento profondo di una tradizione pop capace di rompere tabù e far ballare intere generazioni. L’apoteosi finale arriva con la tripletta composta da un’interlude di Dance the Night, Don’t Start Now e Houdini. Nel cielo c’è spazio persino per i fuochi d’artificio, a coronamento di una serata entusiasmante, catartica, persino liberatoria. Tornando a casa, ho riflettuto a lungo su cosa significhi veramente essere Dua Lipa. Sono giunta alla conclusione che per me è veramente la rappresentazione in carne ed ossa di cosa dovrebbe essere una pop girlie nel 2025.

Glamour, ma non per questo pretenziosa, self-made, versatile, politicamente molto consapevole e persino imprenditrice di sé stessa (basti pensare a tutti i suoi progetti oltre lo studio di registrazione, come Service95 e il Sunny Hill Festival). Il Radical Optimism Tour lo sta dimostrando più di ogni possibile dichiarazione della diretta interessata. È una presa di posizione, il manifesto di una nuova fase artistica e forse più di tutto è la conferma che il pop – quando viene fatto con intelligenza, con sensibilità e con le persone giuste al proprio fianco – può essere un veicolo di libertà, stile e visione. In Lipa si intravedono i riflessi di altre grandi dive del passato, come Madonna, Kylie Minogue, oserei dire persino la sua connazionale Sophie Ellis-Bextor, ma tutto viene filtrato da un’identità artistica solida e coerente, che è stata abile a costruirsi passando dal Tunnel Club all’Unipol Forum e all’Ippodromo nell’arco di dieci anni. Il suo modo di stare sul palco, così fluido e senza sbavature, è quello di una donna che conosce i codici dello show business e li reinterpreta a modo suo. Lipa ha inconsapevolmente influenzato tutto ciò che circonda la nostra società: la moda, i social, il linguaggio e anche l’estetica delle nuove generazioni perennemente in bilico tra capire chi siano e individuare un role model da supportare e in cui riconoscersi appieno. È facile intravedere per lei un futuro duraturo in un’industria tanto crudele quanto magnetica.